Cinema elettorale, dall’esordio alla regia di Tim Robbins al Colpo di Stato di Salce

Bob Roberts (Tim Robbins, 1992)
Cantante folk di successo, Bob Roberts è candidato repubblicano al senato. Dio, Patria e Famiglia sono i suoi inossidabili valori, che lo portano a una completa esaltazione del Sogno Americano. Il film è costruito su due piani: l’uomo pubblico, popolare e amato, e le vicende private, che riveleranno un lato oscuro del candidato.  Il punto cruciale del film è dato da uno sparo diretto a Roberts, mentre sta discutendo concitatamente con un giornalista che tenta di indagare su alcune vicende della sua vita. Aggressione o messa in scena? Lo scoprirete solo alla fine, forse. Prima regia di Robbins, ampiamente ispirata allo stile del suo maestro Robert Altman, Bob Roberts è un cinico e geniale affresco di un politico tanto americano quanto del nostro mondo, Italia in primis. Nel 1992 ha funzionato come amaro ritratto di un’America (non) post-reaganiana, governata nella continuità da George Bush (senior). Oggi il film, pur con qualche elemento datato, funziona ancora benissimo perché mette sul piatto temi talmente abusati (il “finto attentato”) dalle scene politiche internazionali (qua da noi un paio di finte aggressioni l’anno si contano), che lo rendono un documento sempre vero. E un film intelligente e divertente, con alcune presenze attoriali d’eccezione quali lo scrittore Gore Vidal e l’allora debuttante Jack Black. Ai tempi era uscito nelle sale e in dvd con regolarità, oggi probabilmente va cercato un po’, ma Bob Roberts (il “Bob” è un omaggio a Dylan) è un film da recuperare assolutamente.

Colpo di stato (Luciano Salce, 1969)
Qualche anno prima di regalare al grande pubblico una delle più grandi commedie di tutti i tempi (Fantozzi), Luciano Salce si è cimentato in un curioso, datato ma divertentissimo film sulla fantapolitica. Nel 1972 (quindi nel futuro), per le elezioni politiche, davanti alla previsione di una netta vittoria democristiana, succede il fattaccio: il calcolatore elettronico del ministero indica la chiara vittoria del Partito Comunista Italiano. In Italia e nel mondo si scatena il panico: i vip che abbandonano il paese e gli Stati Uniti che allertano il sistema missilistico contro di noi. E i comunisti? Impreparati, nell’imbarazzo più totale, rinunceranno a governare per il bene del paese. Salce è velenoso e ne ha per tutti, punzecchiando tutti i punti più deboli della politica italiana, che va dall’inutile allarmismo anticomunista (tuttora in voga, tra l’altro), alla scarsa consistenza di prospettive governative da parte del partito di Berlinguer. Un film che ha unito tutti: non piacque a nessuno, da destra a sinistra, e nonostante i grandi incassi fu ritirato dalle sale dopo due soli giorni, in quanto scomodo a tutti. Da allora le proiezioni si contano sulle dita di una mano, e chi era qualche anno fa alla mostra di Venezia ha avuto la “fortuna” di vederlo. Virgolette d’obbligo, perché il film è simpatico ma non certo impeccabile anche perché la vera commedia politica all’italiana già si svolge quotidianamente a Montecitorio, a nostre spese, e la trasmettono tutte le sere in televisione. Però davanti a una tal rarità, varrebbe la pena sguinzagliare i cani informatici e cercarne una copia, almeno per la sua storia.

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