Come difendersi dai (cine)panettoni Guida pratica per far festa

Signore e signori (un film di Pietro Germi da non perdere, tra l’altro), come regalo per le feste siamo lieti di offrire, finalmente (si dice sempre così), una guida ragionata al divertimento cinematografico che non può che girare alla larga dalle proposte-bufala della stagione. E non possono mancare gli invisibili.
I film da evitare
1) quelli che nel titolo hanno “Natale” o luoghi esotici in cui scappereste seduta stante;
2) quelli con i titoli che vogliono dare un’alternativa al Natale, che contengono parole come “altro”, “mondo” (la presenza di entrambe potrebbe essere letale), o termini meno consueti come “Castellitto”;
3) quelli hollywoodiani girati in città nostrane incantevoli: è chiaro che gli attori sono venuti per battere la fiacca;
4) quelli con i nomignoli (Sammy, Harry, Narny…) e se avete un tasso di misantropia superiore all’1% sono sconsigliati anche tutti i cartoni;
5) quelli che all’amico di turno ispiravano dalla “pubblicità”, in quanto o l’amico è inaffidabile o per sbaglio guardavano il trailer di un dvd in uscita.

I film da guardare
Quelli stranieri coi titoli idioti: trattasi di solito di buoni film a cui i distributori italiani, visto che a Natale siamo tutti più panettoni, cambiano ignobilmente titolo. Solidarietà e spazio a questi registi:
1) Jean-Pierre Jeunet, a cui dai tempi di Amelie, gli titolano i film tutti con: articolo – aggettivo esagerato - sostantivo – “di” – nome proprio, che quest’anno è Bazil.
2) Sam Mendes non ha più raggiunto il successo di American Beauty, quindi perché non stravolgere un film nuovo e interessante come Away we go, titolandolo American life? Quasi quasi sarebbe stato meglio “vieni via con me”…
3) Nigel Cole (L’erba di Grace) che porta sullo schermo la rivolta delle donne della provincia inglese con Made in Dagenham (paesino dov’è ambientata la storia), e si vede italianizzato con We want sex, che era il titolo provvisorio, sì, ma suona molto come una bungabungata, scusate il neologismo.

Gli invisibili
Tre film invisibili, nelle ultime stagioni, sono legati da un filo conduttore. Il sottovalutato Suxbad (con lo squallido sottotitolo nostrano “tre menti sopra il pelo”), l’esilarante Zombieland, e il delizioso Easy A (uscirà qui, forse, a marzo come Easy Girl) hanno tutti una protagonista magnifica: Emma Stone negli Stati Uniti è stata la rivelazione di questa stagione, mentre da noi non è (ancora) nessuno. Tenerla d’occhio è un dovere, perché buca lo schermo come pochissime sue colleghe. Giovanissima (22 anni), bella presenza ma non sex symbol, Emma ha il volto giusto, e innate capacità recitative. Segnatevi questo nome. Buone feste, e se volete scoprire altri invisibili - e volete farlo anche attraverso voci diverse da chi scrive -, è in uscita in libreria Dispersi. Guida ai film che non vi fanno vedere, a cura di Alberto Brumana, Carlo Prevosti, Sara Sagrati, Marco Valsecchi. Scoperti per caso, questi “dispersi”, uniti ai nostri “invisibili”, continueranno a cercare di emergere da un forzato anonimato e reclameranno a gran voce più spazio nelle sale per il 2011. Ci vorrà pur qualcosa di buono per farcire i panettoni.

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