Con Prisoners tanto buon cinema, tra i migliori film della stagione

Prisoners (Denis Villeneuve, 2013)
Si prova sollievo e soddisfazione nell’alzarsi dopo due ore e mezza di tanto buon cinema, con la sensazione che tutto questo non accadesse da troppo tempo. Prisoners è un lungo thriller, che al pur intrigante e compiuto intreccio, preferisce raccontare il contesto di una storia fortemente drammatica, ciò che succede attorno al rapimento di una persona così incredibilmente cara come una figlia. Siamo dalle parti di Gone Baby Gone, il bellissimo debutto alla regia di Ben Affleck, recente Oscar con Argo. Un film duro, cattivo, fortemente drammatico e forse non così teso come altri film del suo genere, ma che sa veramente raccontare ciò che accade nell’animo dei protagonisti, quasi tutti magnifici, da Hugh Jackman al sorprendente Paul Dano, fino ad arrivare a Jake Gyllenhaal, che dà corpo a un detective complesso e disilluso, maldestro e perdente. Un personaggio simbolico di un film che, come anche certo cinema di Eastwood (Mystic River) mette a nudo una società sconfitta, una comunità che non sa reagire e sa essere cruenta; un mondo quasi sempre scuro e oscuro, in cui non ci si può fidare di nessuno. Ma sui personaggi potremmo davvero star qui a parlare per ore, tanta è la profondità della loro caratterizzazione. Dietro la macchina da presa c’è un canadese che agli italiani non dice molto, ma che già da anni sta stupendo la critica mondiale realizzando un film più bello dell’altro (il precedente La donna che canta prossimamente sarà tra gli invisibili) e che risponde al nome di Denis Villeneuve. Per la prima volta davanti a un progetto ad alto costo e a una storia non scritta da lui, il regista dà corpo e anima a una narrazione a volte faticosa, non consentendo mai allo spettatore il tempo di guardare l’orologio. Si sofferma sui volti ancor più che sulle parole, e cerca di portarli, riuscendoci, al vostro fianco in poltrona. Tra i migliori film della stagione.
Kapringen (Tobias Lindholm, 2012)
Restando in tema di rapimenti, questo ancora disgraziatamente inedito film danese parla di un dirottamento di una nave da parte di pirati somali. La vicenda è vista da due obiettivi: quello interno della nave, con la tesa ed emozionante azione, ben rappresentando dolori ed emozioni dei sequestrati; quello esterno e lontano dei vertici dell’azienda proprietaria della nave, da cui verrà impostata un’interminabile trattativa, senza perdere d’occhio il dio denaro. Girato con la tecnica ormai retrò del dogma di Lars Von Trier, fatto di una camera a mano che coglie perfettamente tensione e nervosismo dei protagonisti. Una tensione che si divide in due, diversissima nei blocchi narrativi. Fantastico il protagonista, che interpreta il cuoco di bordo, e freddamente emblematico il direttore generale dell’azienda. Inedito, come detto, in Italia; curiosamente però è uscito di recente un film, Capitain Philips con Tom Hanks che parla di una vicenda molto molto simile, anche se non si tratta di remake. Speriamo che una nave trascini l’altra, perchè il danese merita assai. Sottotitoli disponibili in rete.

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