Consigli per lo spettatore natalizio e il cinofilo rigoroso

È Natale, ed è quindi tempo di preoccuparsi con decisione dei propri lettori. Facciamo qualche passo indietro e individuiamo insieme le tre categorie dello spettatore natalizio: 1) i “natalizi” sono ovviamente la stragrande maggioranza, e comprendono sia coloro che a tutte le età corrono a cercare di farsi quattro risate con le solite sciocchezze all’italiana, sia le meravigliose family targate Disney (meglio Tim Burton, vi prego genitori) e popcorn, sia infine gli ancor più mitici fans di Guerre Stellari, che a ogni richiamo non fanno mancare la loro presenza: mi piacerebbe mischiare le carte e mandare le family da De Sica & co., gli starwars dalla Disney (che è poi la loro Sindaca) e i panettonari a ridere di saghe interplanetarie! 2) i cinefili rigorosi, che non si concedono distrazioni men che meno a Natale, e che possono attingere alla fonte di È quasi la fine del mondo, Capitan Fantastic, Lion e Florence con la parola d’ordine Guai a ridere! 3) Una poltrona per due. Per chi, sciaguratamente, non rientrasse nelle categorie sopra elencate può certamente andare al cinema a ridere, a piangere o a soffrire, inoltre ci sono film di grandi registi che restano in sala (Sully e Snowden), c’è una programmazione televisiva e satellitare di tutto rispetto, e infine ci sono le serie tv, che grazie alla diffusione di Netflix, che si affianca a Sky e Mediaset e al pronto arrivo di Amazon, stanno dominando seriamente la televisione degli anni dieci. Il capolavoro assoluto, fuori da ogni discussione e anomalo nella sua serialità è Black Mirror, serie inglese dichiaratamente ispirata ad Ai confini della realtà, in cui ogni puntata autoconclusiva non ha alcun rapporto con le altre, se non nel tema di un futuro prossimo il cui uso della tecnologia porterà a distorsioni e piccole grandi crisi. Un futuro distopico, come ho scritto qualche settimana fa, e un telefilm che si discosta, per struttura, da grandi successi come Breaking Bad, Il trono di spade o The Walking Dead (che sommate, mi interessano circa zero), perché appunto non si tratta dello sviluppo di una singola vicenda. Siamo arrivati alla terza stagione, ma gli episodi sono pochi (3 ciascuno le prime due, 6 la terza), e il primo episodio della serie in corso rappresenta una delle punte massime del cinema (perché, di grande cinema si tratta) degli ultimi anni: Caduta libera, con una magnifica Bryce Dallas Howard, parla di un futuro in cui ognuno può assegnare e ricevere una votazione (tramite app da cellulare) da 1 a 5 stelle per ogni incontro, e la media delle valutazioni determina la tua classe sociale e, fondamentalmente, la tua vita. C’è poco da aggiungere e da commentare, in quanto sono i social a essere presi di mira, uniti alla semplicità di esprimere una valutazione sommaria (spesso basata su un saluto) sull’individuo. È la civiltà dell’apparire, in cui nessuno può dire realmente ciò che pensa senza poter temere un declassamento della popolarità, calata in un immenso gioco social che non può che portare alla distruzione dell’individuo. Commedia nera, quella diretta da Joe Wright (Espiazione) perfetta nei tempi (un’ora circa), a tratti divertente ma soprattutto angosciante e carica di un senso di disorientamento come nessun autore in così poco tempo è riuscito a dare. Un film (breve, ma sempre film è) eccezionale e se non lo ritenete consono alle feste, tornate un po’ indietro nella serie e guardate l’episodio speciale “Bianco Natale” tra la seconda e appunto la terza serie: con Black Mirror non sbaglierete mai! Su Netflix. Tornerò a parlarne, promesso. Buon (Bianco) Natale.

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