Da Balla coi lupi al poliziottesco: tutto Kevin Costner

Alla ricerca di Kevin.
Ossia: l’importanza della figura di Kevin Costner per i quaranta/cinquantenni di oggi. Balla coi lupi (1990), per chi si aggirava attorno alla maggiore età è un film importante, sia inteso come western atipico, sia come completa rottura di scatole, visto che se ne parlava ovunque e continuamente, grazie anche ai 7 Oscar. In realtà quasi tutti avevano già scoperto Costner tre anni prima con Gli intoccabili, mentre per altri era già un piccolo attore di culto grazie a due film che in quegli anni in televisione passavano mensilmente. Fandango (1985) è una splendida metafora sull’addio alla giovinezza e alla spensieratezza da parte di un gruppo di amici, chi alle prese con laurea, chi con il Vietnam. Un film generazionale, leggero, bello e da recuperare. Ne Il grande freddo (1983), Costner riesce nel primato di esserne il protagonista senza farsi vedere mai (a parte un primo piano di un polso tagliato a inizio film): il film parla di una riunione di amici per la morte di uno di loro (Kevin, appunto) e il regista tagliò tutti i flashback, lasciando il protagonista morto un uomo senza volto. Dopo i lupi, l’ascesa con grandi titoli e ottime interpretazioni come Jfk, Un mondo perfetto e anche un discreto Robin Hood. Il declino iniziò con Guardia del corpo, con la povera Whitney Houston, un orribile film di successo al botteghino, e continuò con due famosi flop miliardari di metà anni novanta che coinvolsero Kevin come produttore: Waterworld e il non così brutto L’uomo del giorno dopo. Dopo i disastri, l’attore pian piano sparisce. Per questo, ritrovarlo dopo tanti anni in un ruolo di protagonista, in un film di un altro enfant prodige degli anni novanta come Luc Besson (che cura tutto tranne la regia), provoca un po’ di curiosità. Il film in questione è: 3 Days To Kill (di McG, 2014). Ethan Runner è un veterano della Cia a cui scoprono una malattia che gli lascia solo pochi mesi di vita. L’agente decide di tornare a Parigi a recuperare il rapporto ormai svanito con moglie e figlia ma verrà contattato da un’agente molto femme e molto fatale, che gli chiederà il classico ultimo sforzo, promettendogli una cura sperimentale alla sua malattia. Più che una recensione, una guida: l’approccio a questo film necessita di uno stato mentale preciso e ben impostato. L’intrigo spionistico è banalissimo, la grande gnocca della Cia è un personaggio di pura fantasia, la famiglia del protagonista ha probabilità 100 percento di essere riconquistata, tutto ciò appena elencato troverà un legame e il nemico ci metterà un paio d’ore a morire. Fatte le dovute premesse, ci si può divertire un sacco a guardare questo film, basta prenderlo esattamente come un poliziottesco con Bud Spencer, con il fisico di Terence Hill. Il film è infatti una commedia di puro intrattenimento, troppo sentimentale (ultimi 20 minuti più telefonati di così è impossibile), ma ben girato, con qualche buona scena d’azione (soprattutto quella iniziale) e soprattutto con alcune scene e personaggi assolutamente esilaranti come gli squatter africani e i mediatori, turco e italiano, del nemico. Un divertissement da voto 1 o da voto 8: dipende solo da voi. E c’è pure il riferimento grande amore di Costner: il lupo.

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