Dai due mondi di Solanas alla fantascienza a basso costo

UPSIDE DOWN, di Juan Solanas (2013)

Due mondi. Uno sopra e uno sotto, per un microcosmo sottosopra nato per alimentare a vicenda le due realtà speculari. Ma il mondo di sopra ha colonizzato il mondo di sotto, col risultato che i primi vivono una civiltà avanzata ed elegante, lasciando all’altra realtà la povertà e il degrado. Non si può comunicare tra mondi, se non per opera della multiplanetaria Transworld che sfrutta le risorse del povero per alimentare il ricco. Adam e Eden appartengono a due mondi diversi ma possono vedersi da vicino, toccarsi, baciarsi e anche innamorarsi. Ma le regole non dicono così e sono costretti a non vedersi più, anche se il povero Adam cercherà in tutti i modi di raggiungere… l’Eden. Dopo una macchinosa ma indispensabile introduzione, con tanto di regole, il primo impatto visivo al cinema che vede il cielo stellato sostituito da un altro mondo, è devastante e bellissimo. Pur realizzato con pochi mezzi, la visione dei due mondi su e giù (una fortuna che non l’abbiano tradotto per non incorrere in facili giochetti di parole) è davvero riuscita, e tutta la rappresentazione sia scenografica che linguistica costituiscono un fortissimo messaggio allegorico sulla storia della nostra civiltà, chiamata in causa sin dai i nomi dei protagonisti per poi essere narrata attraverso gli sviluppi della loro storia d’amore. Una trama già vista che entra in un contesto originale e affascinante, una storia con qualche inevitabile groviglio di troppo, una storia d’amore bella ma convenzionale (sprecati i paragoni con Romeo e Giulietta), ne fanno un film imperfetto, ma da vedere più per chi ama la dimensione favolistica, piuttosto che per gli amanti duri e puri della fantascienza. Una favola che addirittura col passare dei minuti tenta di assumere tinte filosofiche, ma che grazie anche ai suoi protagonisti resta in un contesto dolce, surreale, ingenuo e visionario. I suoi protagonisti, Jim Sturgess (Across The Universe) e Kirsten Dunst (Il giardino delle vergini suicide), tra l’altro, sono abituati.

TIMECRIMES, di Nacho Vigalondo (2007)
Viaggi nel tempo, ma questa volta secondo il principio di autoconsistenza di Novikov, che dopo qualche ricerca in rete risulta essere una teoria secondo cui il passato è immutabile. Dimenticatevi Ritorno al futuro, quindi, e dei suoi salti per cambiare la storia, o di tutte le teorie della fantascienza che vorrebbero che qualche eroe salvasse Kennedy, uccidesse Hitler o dicesse a Orwell che fine televisiva farebbe il suo concetto di Grande Fratello. Timecrimes, invece, è un film semplicissimo: un uomo, quando la moglie è via, vede nei boschi una donna spogliarsi, ovviamente va a caccia, si ritrova inseguito da quello che sembra un maniaco, e si rifugia in un piccolo laboratorio con una vasca che manda indietro nel tempo, ma di soli 30 minuti. Genialità a basso budget, il film parte thriller, sembra diventi horror e invece si trasforma in fantascienza. Neanche un’ora e mezza, puro divertimento, senza badare troppo al contesto in cui si svolge alla trama e ai particolari. Un giochino, divertente e riuscito, con anche qualche originale variazione sul tema e davvero un bel finale. Uscito da noi direttamente in dvd, e purtroppo doppiato malissimo, il film è stato apprezzato talmente tanto negli Stati Uniti che ne è stato annunciato un remake. Infine, una nota: Nacho Vigalondo è un nome reale, complimenti!

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