Dal bel film di Virzì al deludente documentario su Shining

Il capitale umano (Paolo Virzì, 2013)
In Brianza tutti i paesini hanno come suffisso “ate”, e la vicenda del film è ambientata in questi luoghi. Un misterioso incidente fa da cappello a una storia raccontata a episodi che non sono altro che cambi di prospettiva e di protagonista. La scena iniziale fa da cornice gialla a un’irresistibile vicenda umana, sullo sfondo di una crisi che ha messo in ginocchio il paese. Un film di situazioni, di personaggi, e come sempre in Virzì, di caricature atte a raccontare un paese che si lascia prendere in giro che è un piacere. Il regista livornese cambia finalmente scenario, sceglie una zona nota per la sua produttività e non rinuncia certamente a creare i suoi stereotipi, forse un po’ scontati ma sempre curati, precisi e perfettamente contestuali. La prima parte somiglia maggiormente ai lavori precedenti dell’autore, con un Bentivoglio perfetto nella parte del commerciante arricchito, ignorante e maldestramente arrivista e un Gifuni squalo lombardo della finanza. Il film cambia registro nella seconda parte, raccontando le persone che stanno dietro a questi capifamiglia e facendo sempre più crescere l’atmosfera noir, unitamente a una rappresentazione non più goliardica ma profonda e intimista. Meravigliose, in tal senso, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino e soprattutto la giovane debuttante Matilde Gioli, perfetta in un ruolo delicato. Un film bellissimo che riesce a non distaccarsi del tutto dalla tradizione della commedia italiana, aggiungendo però tocchi di genere e grande capacità di racconto e recitazione; un lavoro sorprendente e avvincente, con poche sbavature e un finale perfetto e soprattutto puntuale, non c’è un minuto di troppo.
Room 237 (Rodney Ascher, 2012)
Prendete Shining di Kubrick, riguardatelo, godete. Poi contate fino a dieci, e iniziate a giocarci. Room 237 è un documentario che cerca di scherzare sul film dando una serie di interpretazioni più o meno azzardate su presunti significati nascosti. Esaminando con ogni mezzo, che va dal ralenti ai fermo immagine, le scene del film, il documentario attribuisce a Kubrick intenti segreti quali la condanna dell’Olocausto, lo sterminio degli indiani e altre fantasie che lasciamo scoprire al lettore. La lettura più affascinante, già presente del documentario Operazione Luna ben più interessante e divertente, è giocata sul fatto che lo sbarco sulla Luna sia in realtà un falso ad opera dello stesso Kubrick, e Shining viene interpretato come una confessione segreta. Fantasie (o forse verità, visto che non possono essere smentite) che alla lunga (un’ora e tre quarti, mica poco) stancano e finiscono per diventare ripetitive. Ma ciò che lascia maggiormente perplessi sono la scarsa vena ironica del film e il concetto espresso nel finale, secondo cui il critico è il vero padrone, colui che può interpretare il film al di là di ciò che volesse dire il regista. Ecco, questa fesseria non ditela neanche per scherzo. Passato su Sky, il film è reperibile in qualche modo in rete.

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