Dal Grande Gatsby a Sorrentino fino allo splendido Holy Motors

Ci sono sfide che si vincono, alcune in partenza, e sfide che si perdono. Ci sono certezze e dubbi. Il mondo del cinema è vario e questo periodo vede un autentico fiorire di sfide e di certezze, che con il passare del tempo rischiano di diventare sfide incompiute. Il Grande Gatsby, dell’apprezzatissimo Baz Luhrmann (Moulin Rouge, Romeo+Giulietta) con Leonardo Di Caprio, è palesemente una sfida, sia perchè l’omonimo romanzo (1925) di Fitzgerald è il classico dei classici, sia perchè 40 anni fa nel ruolo di Jay Gatsby fallì nientepopodimeno che Robert Redford, nell’omonimo, disastroso film. Luhrmann purtroppo tende a ripetere il se stesso di Moulin Rouge, dando al racconto uno spirito diverso, cadendo però nella solita vertiginosa sequenza di scene ridondanti. Paolo Sorrentino torna dall’America e torna da Toni Servillo (una certezza) per raccontare una Roma dove ne La grande bellezza racconta il cinema di una città eterna, già celebrata da tanti grandi a partire da Fellini. Lo fa con uno stile narrativo che ricorda molto il suo bellissimo libro Hanno tutti ragione, col difetto di essere un po’ simile a se stesso, proprio come il citato Luhrmann. Due film però consigliati, che non hanno bisogno di vera recensione perchè fanno parte di un immaginario già pronto, tra chi già ha deciso di guardarli, e di chi resta consapevolmente a casa. Proprio per il massimo rispetto che si deve al lettore, la lente della settimana mette a fuoco un’opera più difficile da affrontare, ma che può rappresentare il più grande esempio recente di scommessa vinta.

HOLY MOTORS, di Leos Carax (2012)
Dopo il meraviglioso Confessions, la stagione cinematografica ci riserva un’altra bomba, se verrà confermata l’imminente uscita. Holy Motors – potente, bizzarro e magnetico omaggio al cinema di Leos Carax, un regista non troppo noto soltanto da noi – è un film senza precedenti. O, per lo meno, senza precedenti recenti. In lui il vostro occhio e la vostra mente si trasformeranno in un vorticoso “rewind” cinematografico dove vedrete tanto Kubrick, per poi passare tutti i generi possibili, arrivando inevitabilmente a quel capolavoro degli anni trenta che è Freaks. Non siate ansiosi di leggere la trama, perchè non vi verrà fatta la cattiveria di svelarvela, se non per introdurre il personaggio protagonista, interpretato da uno straordinario Denis Lavant. Oscar, a inizio storia sale su una Limousine e guarda un po’ annoiato alla sua agenda impegni; Oscar guarda caso è il vero nome del regista, che ne fa dichiaratamente un suo alter ego; Oscar probabilmente siamo tutti noi spettatori, che in due ore viaggiano con lui alla scoperta di quale metamorfosi il nostro protagonista/cinema possa essere capace. Oscar è il cinema. Ogni impegno della protagonista rappresenta una scena, un momento nuovo che vedrà tra i suoi protagonisti icone del cinema (Michel Piccoli), della musica (Kylie Minogue, qui magnifica), e della moda e non solo (Eva Mendes, che presta acriticamente il suo corpo al regista) al centro di momenti così diversi eppure tutti così dannatamente cinematografici. Vincitore morale del Festival di Cannes 2012, passato da Torino fino ad arrivare al ravennate Mosaico, il film sta per uscire nelle sale. Chi l’ha visto può forse apprezzare l’ermetismo di queste parole, chi non l’ha visto non si arrabbi per quanto letto e si tuffi in una delle più belle e bizzarre avventure cinematografiche di sempre.

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