Dal Labirinto alla Fuga, una saga (incompleta) tra alti e bassi

Maze Runner – Il labirinto (di Wes Ball, 2014)
Thomas si ritrova in una grande radura. Non ricorda nulla del suo passato, in particolare com’è arrivato lì e perché. Nella radura c’è una piccola comunità di ragazzi, anche loro con la memoria azzerata. Ai confini della radura c’è un labirinto, unica via d’uscita severamente vietata. Anche perché il labirinto è abitato da creature mostruose che uccidono senza pietà. Il labirinto è tratto da una fortunatissima saga letteraria che porta la firma di James Dashner, che dovrebbe dare alla luce ad almeno tre film. Questo primo episodio rappresenta l’esordio alla regia del giovane talento Wes Ball, e si configura come una sorta di Hunger Games (più in versione maschile) condito con tantissime sfumature cinefile: impossibile infatti non vedere il The Village di Shyamalan, i misteri che aveva l’isola di Lost e soprattutto il clima generale da Signore delle mosche. Pur mostrando qualche limite generale (sceneggiatura con qualche buco, recitazione “migliorabile”), il film è un bel fantasy che appassiona lo spettatore sia adolescente che adulto. Non mancano idee e messaggi, visto che i “radurai” presto si dividono in conservatori e progressisti, come non mancano suspense e curiosità nel capire il perché di tutto ciò. E anche il finale ha un forte senso “politico”. Attori, come si è accennato, non mattatori; colpa soprattutto del predecessore Hunger Games, che ha la fortuna di avvalersi della magnifica Jennifer Lawrence.
In definitiva, ritmo e trovate narrative soddisfano quasi del tutto la fame che lo spettatore ha di conoscere e divertirsi. Il limite resta nel fatto che, per un giudizio definitivo, si debbano aspettare i successivi film della saga. Cosa che nei primi episodi di cult movie come Guerre stellari o Ritorno al futuro non succedeva. Ma non voliamo troppo alto e pensiamo a divertirci.
Maze Runner – La fuga (di Wes Ball, 2015)
Il secondo episodio della saga Maze Runner è ora nelle sale con la responsabilità di chiarire i misteri del primo e di divertire. Il film inizia con un brevissimo antefatto alla storia di Thomas, per poi partire esattamente da dove si era rimasti, quindi in questo caso raccontarne la trama potrebbe rovinare la visione di chi li vuole vedere entrambi. Passiamo quindi subito al giudizio, e diciamo che alla Fuga manca l’ampio respiro del Labirinto (nonostante il Dizionario la pensi diversamente), e tratteggia in maniera più grossolana sia i personaggi, sia (grave errore) le comunità presenti nel film. C’è molta più azione e molta più ingenuità nella sceneggiatura (guardie che ne sanno quanto i capi all’inizio, o villaggi che confinano con “mostri” che manco li sfiorano), il tocco horror presente in tutta la saga passa da una bella rivisitazione di The Descent (o, più grossolanamente, di Alien) a un più  convenzionale film di zombi, e il film diventa una cronologia di eventi piuttosto prevedibili conditi da sorprese che hanno scarso impatto emotivo, perché alla fine lo spettatore è stanco e gli attori (sempre loro) pure. Pur diretto dallo stesso regista, ci troviamo a un sequel inferiore, che i più cattivi potrebbero usare come pretesto per mettere la parola fine alla saga, mentre i più buoni (tra cui chi scrive) vogliono pensare che si tratti di un episodio di mezzo, prima del gran finale. Per ora il botteghino sta coi cattivi, e di solito decide lui.

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