Dall’Irlanda a Israele, da recuperare nelle nostre rassegne

The Stag – Se sopravvivo mi sposo (di John Butler, 2013)
L’addio al celibato di Fionnan non è un alcolico weekend nei tempi del divertimento, ma una (forse) pacifica escursione in montagna tra un gruppo di amici molto intimi a cui si aggiunge l’elemento distruttivo della situazione: il fratello della sposa, soprannominato The Machine. Dopo l’Inghilterra (ricordate Tre uomini e una pecora?), Una notte da leoni approda anche in Irlanda, accompagnato dalla colonna sonora degli eroi della patria U2, e lo fa in maniera convincente e un po’ diversa dai canoni americani. Come ogni buona cover musicale che si rispetti (non gli U2, il film stesso), questa variante del modello a stelle e strisce risulta essere un film a suo modo originale con una comicità irish legata molto alla terra di provenienza (vengono in mente Svegliati Ned o la trilogia de I Commitments), e con un gruppo di attori affiatato e convincente. Il film è un’opera prima, ed è scritto dal regista insieme con il bravissimo Peter McDonald, che nel film è proprio The Machine. Il titolo, che tradotto letteralmente è il cervo maschio, vuole proprio indicare la festa dell’addio al celibato; il sottotitolo italiano, è come sempre, da denuncia penale. Un film che mantiene si la connotazione demenziale del  party movie, ma che vuole e riesce ad essere un bel ritratto di amicizia e sentimenti, in uno scenario naturalistico che per lo spettatore abituato a vedere i grandi palazzi del divertimento, risulta piacevole e originale. Distribuito malissimo in Italia, il film viene recuperato nella rassegna del Circolo Sogni questa settimana.
Big Bad Wolves (di Aharon Keshales e Navot Papushado, 2013)
La polizia brancola nel buio alla ricerca di uno stupratore e assassino seriale di minorenni. Una volta individuato un sospettato con debolissimi indizi, gli si dà la caccia senza esclusione di colpi, mentre il padre dell’ultima vittima prepara il terreno per una vera e propria tortura. Big Bad Wolves infatti parla di vendetta, e della sua crudele inutilità. Il film più bello dell’anno, così lo ha definito Quentin Tarantino, è un thriller violento, teso, condito da una forte vena di ironia, e viene da Israele, che di solito ha mostrato una cinematografia ben diversa da questi generi. C’è molto Tarantino in effetti, perchè non possono che venire in mente Le Iene, ma la forte ironia del film (ci sono momenti in cui si ride di gusto!) ha radici nella comicità ebraica che tanto ha dato al cinema internazionale (si pensi a Train de vie o a Woody Allen); inoltre il personaggio del cowboy palestinese, oltre che permettere agli autori alcune battute dissacranti sulla situazione politica attuale (l’israeliano viene comunque chiamato ebreo e il palestinese arabo) aggiunge addirittura tocchi di non-sense all’intera vicenda. Il film è girato benissimo e fin dalla scena dei titoli di testa si possono sia ammirare la maestria tecnica, che la tensione emotiva: la storia coinvolge fin da subito e pur creando fortissima tensione, la vena ironica è sempre dietro l’angolo. Per chi non teme le scene forti, è da non perdere. Non ancora uscito in Italia, ma visibile in anteprima targata Nightmare Film Fest domenica 26 alle 20.30.

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