Dall’ottimo nuovo Tornatore al divertente omaggio della Bier

LA MIGLIOR OFFERTA, di Giuseppe Tornatore (2012)
Non è da tutti i film riuscire a coinvolgere dalla prima scena, ma l’antiquario Virgil Oldman, interpretato da un magnifico Geoffrey Rush, riesce a catturarti subito, dal primo quadro d’autore riconosciuto, dalla prima stima di un’opera d’arte. Grande il lavoro di Tornatore su un  personaggio perfettamente tratteggiato, che si appropria del film immediatamente e a cui lo spettatore si lega, inevitabilmente, subito. Di lì a breve, viene presentata la vicenda che vede Oldman curare l’asta di famiglia della misteriosa Claire. Il protagonista mostra una forte attrazione per una donna che non si palesa, così come è grande la sua passione per i ritratti di signora. Sulla trama è bene fermarsi qui, ma di questo film si parla volentieri perchè ha nel suo inizio e nel suo finale i grandi punti di forza, mentre discorso un po’ a parte merita la struttura centrale e portante della storia, narrata e gestita in modo funzionale a una vicenda il cui cerchio lo spettatore lo riesce a chiudere solo nei minuti finali. Un’accusa di pesantezza che sembra quasi cadere nel vuoto man mano che si mastica il film a fine visione, man mano che si ricompongono tutti i pezzi del puzzle abilmente creato da un regista, che ormai dà il meglio di se quando esce dalla sua terra (su tutti, il capolavoro Una pura formalità, quasi invisibile). La migliore offerta (attenti al titolo, è perfetto) è una scommessa vinta, un film di grande respiro internazionale anche grazie al suo cast che comprende, oltre a Rush, anche il mitico Donald Sutherland e Jim Sturgess. Se proprio vogliamo trovare qualche altro neo, va ricercato nella figura della protagonista Claire, interpretata da una volenterosa ma acerba Sylvia Hoeks, la cui fatica nel reggere il peso del suo ruolo è forse la causa principale della macchinosità della parte centrale. Colonna sonora di Ennio Morricone non memorabile, ma neanche così invadente come si è letto in giro.

LOVE IS ALL YOU NEED, di Susanne Bier (2012)
Non un vero e proprio invisibile, a questo giro, ma un film presente nelle sale senza il clamore e la forza distributiva di altre pellicole. Susanne Bier è una grande e drammatica regista danese (Non desiderare la donna d’altri, In un mondo migliore e Dopo il matrimonio, segnateli) che decide di prendersi una vacanza, dalla sua terra e dal suo genere, per approdare in Italia omaggiando senza alcun mistero il grande cinema di Billy Wilder, e soprattutto il delizioso Avanti!, che in Italia fu tristemente “tradotto” con Cos’è successo tra mio padre e tua madre? (Si, oltretutto hanno tradotto un’esclamazione con una domanda, sigh… ma segnatevi anche questo, in grassetto). Due famiglie, una americana e una danese in vacanza a Sorrento, per il matrimonio dei loro rampolli; due famiglie assai diverse tra loro e giochi di equivoci per una storiella piena di sorprese. Dell’omaggio si è già detto, la Bier confeziona una commedia divertente, fresca e davvero classica nel vero senso della parola, visto che ha ripreso l’abitudine tutta americana di venire in vacanza nel nostro paese. Ci sono vicende drammatiche, all’interno di queste storie, ma i toni da commedia sono sempre felicemente protagonisti e si ride con semplicità e gusto. Nel cast c’è l’ex 007 Pierce Brosnan che interpreta un ricco e signorile americano (se stesso) e tanti bravi attori danesi. In relax, in allegria. D’altronde, that’s amore!

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