David Bowie da ricordare anche per il grande schermo

Nessuna arte può ignorare il ciclone Bowie, un artista che ha concentrato la sua carriera sulla musica, ma che è riuscito ad attraversare molteplici forme artistiche raggiungendo vette degne di memoria. E per ricordare uno dei maggiori artisti del secolo, anche il cinema si ferma per una settimana e si concentra sul contributo di David Robert Jones (suo vero nome). Il fulcro della poetica di Bowie è rappresentato dalla fantascienza, genere che ha letteralmente creato in musica, partendo da Space Oddity, un titolo simile al 2001 di Kubrick appena uscito, passando per il suo capolavoro Ziggy Stardust, fino ad arrivare ad altre grandi vette della “musica di fantascienza” come Diamond Dogs (ispirato a Orwell) e alla canzone Ashes To Ashes, dove firma addirittura, come spesso nel cinema di genere accade, un sequel della sua fortunata Space Oddity. Non finirebbe qui, ma dobbiamo parlare di cinema, una stella a cinque punte. Nel 1976 è l’attore protagonista di un grande film di un grande regista: L’uomo che cadde sulla terra, di Nicolas Roeg, già direttore della fotografia di Fahrenheit 451. Fantascienza filosofica, quella di Roeg, che narra la storia di un alieno che scende sulla terra per salvare il suo pianeta morente e finisce per diventare un ricchissimo magnate. Il film, assai datato e di non semplice visione, è incentrato tutto sulla visionarietà del regista e la fisicità del suo protagonista, al debutto sul grande schermo ma già icona di spettacolo. Il film segna l’inizio di una carriera parallela e tutt’altro che banale: negli anni Ottanta dopo aver rappresentato se stesso e il suo mito in Christiane F, raggiunge il suo apice nel 1983 quando al Festival di Cannes vengono presentati ben due film in cui è protagonista: Furyo di Nagisa Oshima e Myriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott. Nel film di Oshima recita accanto un’altra star musicale, Ryuichi Sakamoto e un allora sconosciuto Takeshi Kitano: guerra, prigionia, scontro tra culture e omosessualità sono i temi di un grande film. Nell’opera di Scott, invece, l’ormai ex alieno Ziggy si è mutato in un vampiro che va pian piano deperendo; accanto a lui Catherine Deneuve e Susan Sarandon. La quarta punta nel 1986 è il fantasy Labyrinth, un film girato dal creatore dei Muppets Jim Henson e sceneggiato dal Monty Python Terry Jones. Il mix tra i due ci regala una strepitosa avventura visionaria, con qualche deliziosa punta di comicità nonsense (la scena dell’indovinello delle due porte è in perfetto stile Python!) e col personaggio di Bowie visto da tutti come uno dei cattivi più deliziosi della storia del cinema. A parte un film sciocchino come Absolute Beginners, il Duca negli anni Ottanta e Novanta alterna piccoli e deliziosi ruoli ne L’ultima tentazione di Cristo, Basquiat, Zoolander, con apparizioni discutibili come ne Il mio west di Pieraccioni (ma perché negarsi una gita in Garfagnana con Harvey Keitel, suvvia). E la quinta punta della stella di attore? Un dono di David Lynch, che nel 1992 con il suo controverso prequel di Twin Peaks, Fuoco cammina con me, gli fa vestire i panni di un agente misteriosamente riapparso nella cittadina. Un’eredità cinematografica pesante, quella di David Robert Jones, già raccolta dal figlio Duncan Jones, che ha già realizzato il capolavoro Moon e il divertente Source Code e che ha pronto un nuovo film, sempre di fantascienza. Il titolo? Warcraft.

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