Diaz, un film bello, straziante necessario, didattico

Diaz – Don’t clean up this blood, di Daniele Vicari (2011)
Quella notte del 21 luglio 2001 a Genova, alla fine del G8 con conseguenti manifestazioni e tanto di morto, è successo qualcosa di incredibilmente grave, è successa «la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale» secondo le parole di Amnesty International. Che cos’è successo quella notte lo racconta Daniele Vicari con questo Diaz, costruito fedelmente sugli atti processuali, girato con taglio decisamente documentaristico, senza singoli protagonisti (i due attori più noti, Santamaria e Germano, sono dentro la storia ma non ne sono il motore). Il film non vuole solo rappresentare, ma ha le idee ben chiare: questa feroce repressione da parte della polizia, con punte di efferatezza da “macelleria messicana” (termine usato da uno dei dirigenti di polizia successivamente chiamati a testimoniare), non è stato un atto spontaneo di un gruppo di più di 300 poliziotti, ma un preciso ordine di provenienza da alte sfere dello Stato. Così come per le vittime, il film non fa i nomi dei carnefici, e questo gli è stato contestato, insieme al fatto che non ha ben presentato il contesto di quei giorni genovesi: Diaz non è un documentario sul G8 (ce ne sono già parecchi), non è un film giudiziario, bensì il racconto nudo e crudo di una notte di sangue, tanto sangue. Il regista, pur non facendo nomi, però esprime tramite il mezzo cinematografico non la sua ideologia (il film ne è quasi spogliato), ma l’assurdità dell’azione e l’espediente per iniziare una simile carneficina. Lo fa, tramite una piccola ed efficace bottiglietta, scagliata da un manifestante che si infrange… sul marciapiede, non colpendo nessuno: motivo dominante e centro narrativo della storia, che spesso cambia i suoi punti di vista senza modificarne la sostanza. Un film bello, straziante, necessario e didattico: quella notte lo Stato, coi suoi rappresentanti, ha compiuto un massacro, studiato, ultraviolento e maldestro: non c’è voluto altro che un paio di camere amatoriali per riprendere il tutto e mostrarlo agli occhi del mondo. Non eravamo nei primi anni quaranta, né in Cile, né in una macelleria: eravamo a Genova, non molto più di dieci anni fa, e Diaz vuole fare modo che in quella notte, tutti noi abbiamo subito una violenza. I numeri di quella notte sono impietosi: 93 arrestati (alcuni dei quali oggetto di ulteriori violenze dentro la prigione di Bolzaneto), 87 feriti. Ma è da loro che è partito il processo, nel quale solo 29 poliziotti vennero processati e 27 di questi condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti. 44 ulteriori condanne per i fatti di Bolzaneto, per abuso di ufficio, abuso di autorità contro detenuti e violenza privata, visto che in Italia non esiste il reato di tortura. Premio del pubblico all’ultimo Festival di Berlino, un paese europeo, non a caso, visto che quella notte c’erano in maggioranza persone di lingua tedesca, francese ed inglese. Un film che lascia storditi, un pugno… o, meglio, una vera e propria manganellata nello stomaco.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24