Dieci anni di amori e disastri: Muccino finisce per strafare, mentre Mieli non sbaglia l’esordio

Baciami ancora di Gabriele Muccino
Dieci anni dopo L’ultimo bacio (visione propedeutica), Muccino torna a parlare dei suoi protagonisti, ora alle soglie dei quarant’anni. Non centra la storia esclusivamente su Accorsi e la Puccini (che ha ben rimpiazzato la Mezzogiorno), ma sceglie la via della coralità raccontando tutto il gruppo protagonista.  Tra sorrisi, sentimenti, angosce e tragedie Muccino cerca di mantenerelo stesso stile del film precedente, imponendo alla storia lacaratteristica regia nervosa, sottolineata marcatamente da movimenti dimacchina, primo piano, urla e musica incalzante. Ma questa volta inpentola bollono troppi ingredienti, e manca l’amalgama essenziale: ilritmo. Il film pare non essere neanche montato, è lunghissimo,sconnesso, con momenti intensi alternati a scene di umorismo ridicolo.Il registro cambia troppo spesso, e lo spettatore non capisce più chetipo di film sta guardando. Parliamoci chiaro, anche questo Baciamiancora specchia in modo piuttosto fedele la generazione narrata, consituazioni vissute che non possono non rimandare al nostro quotidiano.

Spesso nel film Muccino fa centro, il racconto riesce a trasmetteremolti aspetti di quest’età e di questa generazione: carica i personaggifino a renderli degli stereotipi, che per definizione sono specchiofedele delle persone in carne ed ossa. Ma la caricatura ha i suoilimiti, e il film rischia di essere solamente una lunga vignettaanimata, che per mettere impietosamente in scena le magagne di unagenerazione, sbanda e perde un po’ troppo spesso la strada senzapossedere una struttura. L’ultimo bacio risentiva di questo aspetto inmodo minore, ma è l’età stessa a essere diversa: i trentenni cadono apennello ne L’ultimo bacio, i quarantenni sono cresciuti e forse forsenon appartengono più a questo genere di messa in scena, nonostante losforzo di alcuni bravi attori, quali Favino, la Impacciatore e lastessa Puccini.   5 1/2

Dieci inverni di Valerio Mieli
Nel raccontare dieci anni di amori e crescite, l’esordiente Mielidecide di non strafare e affida le chiavi di questo passaggiogenerazionale a due soli protagonisti, coi volti degli eccellentiMichele Riondino e Isabella Ragonese. Il film narra la storia di dueragazzi, lungo l’arco di dieci inverni, dalla fredda Venezia, allagelida Mosca, narrando il passaggio dai venti ai trenta anni. Ilracconto del regista è sincero, mai retorico e coinvolgente, iprotagonisti fanno presto ad accaparrarsi le simpatie del pubblico. Indieci anni, lo dice anche Muccino, succede davvero di tutto, manarrarlo in un solo film costituisce un vantaggio non da poco. Un beldebutto, che a volte ammicca troppo allo spettatore e a cui avrebbegiovato un pizzico di cattiveria mucciniana per toglierlo dall’ampiocalderone della carineria, accentuata anche dalle solite suonate dipianoforte noiose, ripetitive e invadenti. Sviscerati i trascurabilidifetti, Dieci inverni è una bella storia d’amore, amicizia egiovinezza. Una curiosità: in una scena del film, una festa dimatrimonio, al pianoforte si esibisce Vinicio Capossela in carne edossa. Passato fugacemente nelle sale, troppo poco pacco per esserenatalizio, si appresta a una seconda vita in Dvd.   6 1/2

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