Dopo quella “hard”, ecco la fantascienza apocalittica

Dopo Interstellar, tentativo di diventare caposaldo di Fantascienza cosiddetta “hard”, questa settimana sarà la volta della Fantascienza Apocalittica, quella che durante la fine del mondo si mette a raccontare di vite umane, sentimenti, sensazioni, e comportamenti di massa.
These Final Hours – 12 ore alla fine (di Zak Hildtich, 2014)
Il biglietto da visita dello sconosciuto regista australiano non è male: il film è passato tra le visioni della Quinzaine del Festival di Cannes, e inoltre è approdato anche al ravennate Nightmare. La trama non è diversa da altre e presenta un asteroide che impatta sulla terra, cancellando con super onde ogni continente. A Perth (Australia occidentale) la fine del mondo, come l’anno nuovo, arriva in ritardo rispetto al resto del mondo, e ciò crea tra i suoi abitanti panico e sconforto. Più che Apocalittica, è bene parlare di Fantascienza Filosofica, definizione ideale per questo e alcuni altri film, alcuni dei quali molto belli, come Another Earth e soprattutto Melancholia. La domanda che si pone non solo questo film, ma anche il già citato film di Von Trier e in uno sconosciuto film canadese (ci vediamo tra qualche riga) è sempre: cosa faresti nelle ore che precedono la fine del mondo? Tralasciando risposte stupide o istintive, il film parla del rapporto tra l’adulto James e la bambina Rose, entrambi davanti a dubbi che non potranno certo risolversi. Bello il rapporto tra i due e azzeccata (ma non nuova) l’idea della Super Festa della fine del mondo, in un film che ha il difetto di non tenere sempre il ritmo e l’attenzione della narrazione, ma che ha il pregio di durare (poco) meno di un’ora e mezza. Un buon tentativo, riuscito a metà, che si farà apprezzare da un pubblico più ampio: agli appassionati che si troveranno davanti agli occhi un paio di scene di grande bellezza, si aggiungeranno coloro che amano il genere drammatico e introspettivo; non ultimi, anche gli appassionati del “sesso sfrenato a poche ore dalla fine” avranno nei minuti della festa le loro soddisfazioni. Un film abbastanza convincente, che ha il pregio di non mirare troppo in alto, così da non creare inutili aspettative e lasciarsi godere… in attesa della fine.
Last Night (di Don McKellar, 1998)
La trama di These Final Hours è identica a quella di un film indipendente canadese di fine secolo (1998/1999 biennio di straordinario cinema), che presenta le uniche differenze nel paese di ambientazione e dal fatto che il countdown è più breve, visto che la storia inizia nel tardo pomeriggio e il mondo finisce a mezzanotte, con la bella trovata visiva di fare splendere un sole sempre più accecante man mano che passano i minuti. Ci sono più personaggi, c’è sempre un mondo saccheggiato (una costante), e anche qui c’è un party, anche se tenuto in strada. Un film più corale e riuscito del precedente, che scava meno a fondo dei singoli, ma offre una visione più varia e interessante; un film con presenze prestigiose nel cast (Cronenberg!), con un premio di cinema giovane conseguito sempre a Cannes, un altro premio da Toronto, il Nightmare non esisteva ancora e l’inserimento qualche anno dopo tra i migliori film canadesi di sempre. Poi, l’oblio.

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