Due film da vedere, sulla scia di Little Miss Sunshine

Ruby Sparks, di Jonathan Dayton e Valerie Faris (2012)
Calvin è un giovane scrittore talentuoso che ha avuto un debutto travolgente e ora si trova in assoluta crisi di scrittura per il secondo libro. Il ragazzo non ama la mondanità, si trova a disagio col successo, vorrebbe una donna vera e non notti di sesso con le sue fan. Una notte inizia a sognare una ragazza ideale, che lo ispirerà per un romanzo che scrive dalla mattina alla sera quando non dorme e sogna. Il suo nome è Ruby Sparks (da qui il titolo, e il pubblico italiano si fa anche qualche risata in più), e un giorno si materializza inspiegabilmente. Dagli stessi registi dell’ormai riconosciuto capostipite Little Miss Sunshine, il film è scritto dalla protagonista Zoe Kazan e da lei interpretato assieme al suo compagno nella vita reale Paul Dano, già attore nel precedente film della coppia registica. Nei ruoli minori, un tris d’eccezione composto da Elliott Gould, Antonio Banderas e Annette Bening. Una commedia fantastica e surreale solo nella sua originale forma, ma che focalizza sui rapporti di coppia, parla di errori e di correzioni, parla di come i giovani vivano questo folle sentimento, citando più o meno apertamente in più di una scena il recente 500 giorni insieme. Oltre al divertimento, ciò che colpisce in questo film è il continuo cambio di registro della vita dei protagonisti, prima amara, poi dolce, poi completamente stralunata, sempre però caratterizzata da una messa in scena frizzante e da una curatissima colonna sonora, ricca di classici (e non) francesi. E così, l’ostacolo nell’ardita commistione tra il fantastico e il sentimentale pian piano viene accettato, fino al finale che tutti quelli che si sono goduti i novanta minuti desiderano. Da vedere.

Jesus Henry Christ, di Dennis Lee (2012)
Henry James Herman è un bambino prodigio di dieci anni che, cacciato da scuola, viene preso in un’università; Henry è stato voluto dalla madre in provetta e vuole cercare il suo padre biologico. Il film inizia raccontando la storia di Patricia, la madre, e della sua stravagante famiglia in un quarto d’ora di memorabili e fragorose risate, con stile surreale e favolistico (Wes Anderson docet), e s’incentra su un’altra, ancor più improbabile famiglia: lui, la madre, un probabile padre, un’irresistibile sorellastra. Prodotto da Julia Roberts e interpretato da una meravigliosa Toni Collette in un ruolo non molto diverso da Little Miss Sunshine (sempre lui, a cui la pellicola, sin dalla costruzione del titolo, si ispira apertamente), da quel Michael Sheen che non sbaglia un film, da The Queen a Il maledetto United, fino ad arrivare alla coppia di ragazzini protagonisti. Tante e gustose le trovate di sceneggiatura, a partire dall’iniziale “Manifesto sulla natura della verità” redatto da Henry e che dà un’impronta fortemente laica e razionalista a tutto il film, incentrato anche sull’inseminazione artificiale (ok, tra i modelli mettiamoci anche Juno). Un film certamente molto radical chic e piacione, costruito in modo perfetto e accattivante, che punta sul gusto allo spettatore. Il critico esigente storcerà il naso per la troppa perfezione ricercata, lo spettatore che ama i film e vuole gustarsi il cinema senza fronzoli, lo amerà tantissimo. Non fatevi ingannare, quindi, Jesus Henry Christ è un film da non perdere. Spiegazione sul titolo: la lettera H serve ad alleviare il tasso di blasfemia dell’espressione. H sta anche per il giovane ateo Henry. Anche per questo, non sarà facile doppiarlo e infatti per ora non ci pensano nemmeno. Gustatevelo in inglese, i sottotitoli italiani sono in rete.

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