Ecco come salvarsi da Oscar, supereroi e fesserie all’italiana

“Visibili e invisibili”, certo, uno noto e uno no; ma col passare degli anni il cinema sta subendo un grosso cambiamento, soprattutto in Italia, dove siamo in mano a distributori (coloro che decidono che il tale film debba uscire da noi) incompetenti, che stanno trasformando le sale in enormi spettacoli tridimensionali, di battaglie, di effetti o di sani e innocui pacchetti per famiglie. Chi ci rimette è la commedia, il dramma, il film che sembra non avere lo stesso appeal di un tempo. La generazione precedente ha visto crescere attori come Tom Cruise, Johnny Depp, Demi Moore, Kevin Bacon nelle loro commedie adolescenziali, così come ha visto morire River Phoenix o ha visto morire artisticamente quasi tutti i ragazzi del Breakfast Club. Oggi nessun appassionato di buona volontà può conoscere i giovani talenti, perchè al cinema non c’è traccia di questi film e le televisioni (un tempo essenziali) pensano ad altro. Solo la “consacrazione” al commerciale li tolgono dall’oblio in Italia: James Franco, Andrew Garfield ed Emma Stone salvati dall’uomo ragno, Jonah Hill da Scorsese e così via; in pochi sanno chi sia Michael Cera o Seth Rogen e pochissimi conoscono due registi in forte ascesa come Judd Apatow e James Ponsoldt, o le due star del momento, ovvero Miles Teller e Shailene Woodley! Così il povero spettatore deve accontentarsi di mediocri film da Oscar, i supereroi o le superfesserie all’italiana. Questa rubrica deve salvarvi. E lo fara!
The Interview (di Evan Goldberg e Seth Rogen, 2014)
Il film invisibile per eccellenza, e per motivi ben più gravi, visto che il governo della Corea del Nord ha minacciato ritorsioni se venisse distribuito; cosa che è accaduta ma solo in pochissime sale d’essai in America e stop. Dave Skylark (James Franco) è la star del talk show (una specie di Barbara D’Urso con la grinta di Jay Leno) e si viene a sapere che il dittatore nordcoreano è un suo grande fan. Il programma ottiene l’intervista a Pyongyang ma la Cia convoca Dave e il produttore Aaron (lo stesso Rogen) con lo scopo di diventare assassini di Kim Jong-un. Il film è una commedia fantapolitica demenziale che demolisce certamente la figura del “caro leader”, così come fa uscire lo showbusiness americano con le ossa rotte, con il protagonista rappresentato come un perfetto “utile idiota”. Demenzialità d’autore, perchè Rogen è di fatto una costola della comicità ebraica newyorkese che fa capo al grande Woody Allen; una comicità non per tutti, molto americana, con molte allusioni al sesso, ricca di situazioni limite e addirittura momenti splatter: James Franco è incontenibile, il film divertente e la distribuzione lo ha messo nei canali di rete per essere visto. E i sottotitoli ci sono.
Funny People (di Judd Apatow, 2012)
George Simmons è l’alter ego di Adam Sandler, il comico più potente e pagato d’America a cui (meno male solo nella finzione) scoprono una brutta malattia. George cerca di vivere la vita e trova nel giovane e imbranato Ira (Seth Rogen) un amico e un aiutante. Bellissima commedia sulla vita, sul successo e sul mestiere del comico (si impara anche qualcosa!), recitata dalla squadra preferita di Apatow (nel cast anche Jonah Hill, moglie e figlie di Apatow, Eric Bana e Jason Schwartzman), un po’ troppo lunga (2 ore e 20), ma mai noiosa e banale. Un film d’attori e un film malinconico che mantiene un perfetto equilibrio tra commedia e dramma, che fa sorridere per tutto il film. Uscito inosservato in Italia, un bel film. P.S.: camei eccellenti in entrambi i film.

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