Elogio semiserio del pregiudizio cinematografico

Grave piaga dei rapporti della nostra società, il pregiudizio cinematografico costituisce invece una delle risorse più facili che uno spettatore può utilizzare per la propria passione. Il pregiudizio su un film salva da perdite di tempo, e, come ben dice Zio Paperone, conseguentemente di denaro, perchè mentre i critici famosi non hanno mai sborsato un euro per un film, noi comuni mortali almeno un cinquino lo dobbiamo spendere e in tempi di crisi le spese vanno ben ponderate. Se poi si spendono soldi col rischio di non divertirsi, o addirittura di arrabbiarsi, la questione diventa più grave. Inoltre se poi il film è piaciuto proprio a tutti, lo si può sempre recuperare. Ma chi fomenta il pregiudizio? 1) Il trailer: spesso al cinema si assiste a una buona decina di minuti in cui il film ti viene raccontato per filo e per segno, togliendoti ogni briciolo di curiosità sulla storia; 2) il regista e il cast sono le cause secondarie, visto che non tutti sono digeribili per i gusti di ciascuno di voi; 3) aspetto non trascurabile è la nostra puzza sotto il naso che tende a farci evitare film di sicuro successo. E per ciascuno di questi tre motivi, che qui non sentirete (se non ora) mai parlare di:
1) 12 anni schiavo, di Steve McQueen
Uno dei peggiori trailer mai visti, che in (non) pochi minuti mostra tutto ciò che non si vorrebbe vedere in un film. Il tema ha sfinito anche il cinefilo più paziente e tollerante del mondo: la schiavitù fa schifo, è stata una piaga e purtroppo ce n’è ancora qualche traccia, gli States l’hanno sconfitta e sono bravissimi, dieci e lode. Ma chi vi scrive non ne può più. Inoltre si vede proprio la parabola del protagonista (che magari vince l’Oscar) prima bene poi male poi forse bene. Non c’è nulla di sorprendente, nulla di nuovo, e pensare che Steve McQueen è un regista bravissimo, recuperate Hunger e Shame, sono bellissimi. Ma questo sarà un autentico piacere perderselo.
2) The Wolf Of Wall Street, di Martin Scorsese
C’era una volta un genio di nome Martin Scorsese, e c’erano una volta capolavori come Taxi Driver, Toro scatenato, Quei bravi ragazzi, Mean Streets e tantissimi altri. Poi capita di vedere Al di là della vita, trash allo stato più puro. l’incontro con Di Caprio, che è pure bravo, ma che ha prodotto autentiche porcherie come The Aviator soprattutto, ma anche il “mitico” Shutter Island. Va bene, The Departed non è male, ma è un remake. Insomma, come la favola della pecora che grida per la terza volta “al lupo!”, si risponde che spiace ma non ci si casca più. (3 ore eh)
3) Sotto una buona stella, di Carlo Verdone
Se avete guardato la televisione, avete notato Verdone dappertutto. Anche per chi non guarda la televisione, Verdone era dappertutto, in ogni singolo banner di un sito, in radio, per strada, nei pub, nei ristoranti, nei bagni. Di Freddy Kruger ne basta uno, a quanto pare il film non è un horror truculento, quindi con un alto tasso di snobismo unito a una sufficiente dose di sfinimento, si risponde di no.

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