Il film di Soderbergh che “anticipò” il coronavirus, da vedere assolutamente

Contagion 2011Contagion (di Steven Soderbergh, 2011)

Attenzione: la lettura dell’articolo di questa settimana è fortemente sconsigliata a coloro che sono affetti da psicosi da coronavirus.

In Contagion è la protagonista Beth (Gwyneth Paltrow) a morire immediatamente (non è uno spoiler) poco dopo essere tornata da un viaggio d’affari a Hong Kong, crollando a terra con i sintomi iniziali di una banale influenza. Il nuovo virus che l’ha colpita è estremamente contagioso e letale, e si è già diffuso nella popolazione mondiale, provocando una mortalità altissima. Mentre la sanità mondiale si prodiga alla ricerca di un argine iniziale per poi studiare un vaccino, un blogger cerca di lucrare sul panico collettivo diffondendo la notizia di una falsa cura omeopatica.

Dimenticate il cinema catastrofista di Hollywood perché il grande Steven Soderbergh non è certo tipo da film di genere: dopo un inquietante, incalzante e magistrale quarto d’ora iniziale dove la regia focalizza non tanto sulle persone ma sui veicoli di contagio, il film ignora i canoni dello spettacolo occupandosi in prima linea dello studio del virus, quasi come se il film stesso fosse un organo di informazione.

Non ci troviamo certo davanti a un documentario, ci sono storie legate ai protagonisti del film, ma è il virus e soprattutto il suo contagio a costituire sempre l’elemento centrale dell’opera.

Scott Z. Burns, lo sceneggiatore del film, aveva previsto tutto? Le somiglianze col coronavirus sono talmente tante da risultare inquietanti, la differenza principale è (per fortuna) che il “nostro” virus è meno potente e la mortalità è decisamente più bassa (20% contro 2%). Ma è lo stesso scrittore a svelarci la vera e grande assonanza tra finzione e realtà, e cioè “la risposta sociale e la diffusione della paura e gli effetti a catena di tutto ciò”.

L’America di Contagion non è diversa dal nostro paese, diffondeva la paura in modo leggermente diverso (in 9 anni sono cambiate tante cose), ma guardando il film la sensazione di trovarcisi dentro è drammaticamente inquietante.

Il regista non gira un thriller, ma svela nella bellissima e orrorifica scena finale come si è diffusa la malattia; rinuncia allo spettacolo per immergerci completamente nella visione medica e politica, grazie a un uso magistrale della colonna sonora che, quando presente, inquieta, e quando non presente significa morte.

Certo, un film così non è facilmente fruibile, può anche risultare noioso (quando uscì a Venezia lo trovai esattamente così), ma è una visione quasi obbligata e assolutamente liberatoria.

Soderbergh è un grandissimo regista e vedrete una parata di star sopravvivere e morire per lui, ma soprattutto vedrete voi stessi.

Il film è disponibile in streaming e in dvd.

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