Finalmente maggiorenni, se una locandina vale molto più di mille parole…

Finalmente maggiorenni, di Ben Palmer  (2011)
Buon anno. Chi scrive di cinema, a volte vorrebbe stupire: troppo facile dire che Eastwood è bravo e Vanzina no, le grosse soddisfazioni derivano dallo scoprire talenti nascosti o trovare il film rivelazione quando tutti si aspettano una porcheria. Che ne dite se, verso Natale, il malcapitato critico (o presunto tale) legge di tale Inbetweeners (L’età di mezzo, attorno ai 18), commedia inglese ispirata a una serie televisiva di successo, che in molti siti autorevoli e non, trova riscontri quasi sempre favorevoli? Che ne dite se, sempre lo stesso tizio, scopre che il film esce a ridosso della riapertura del giornale dopo le vacanze, con un titolo terribile (ma non completamente sbagliato) e una locandina altrettanto inguardabile (cercatela) e dai colori da galera? E che dite dello slogan del film “Quattro ragazzi, un obiettivo: rimorchio selvaggio!”. Calcio di rigore! Un film che si presenta malissimo e invece è bello! I quattro giovani in questione vanno in viaggio post maturità a Creta ovviamente per rimorchiare, anche se si porteranno dietro gli strascichi della loro vita recente… una via di mezzo tra Una notte da leoni e Che ne sarà di noi, dichiaratamente comico nella prima parte, più con pretese da romanzo di formazione nella seconda. Il verdetto, quindi, caro critico? Semplicemente, che il film fa ridere molto meno del primo (però si ride, eh) e la svolta sentimentale della seconda parte rappresenta quella banalità che non si vorrebbe mai vedere in un film. Fallito quindi il tentativo di stupirvi non resta che apprendere la prima lezione del 2012: una locandina vale molto più di mille parole.

Trust, di David Schwimmer  (2010)
Iniziamo da una curiosità: il regista David Schwimmer è un volto molto noto della televisione, essendo stato il Ross Geller di Friends. Perdendo di vista il suo naturale senso per la commedia, il regista mette molto bene in scena il dramma di una famiglia, scatenata dalla violenza subita dalla figlia, mettendo noi spettatori in condizioni di partecipare emotivamente e in qualche modo analizzare e giudicare le mosse che i protagonisti decidono di fare nei momenti più delicati del film. La 14enne Annie (Liana Liberato, bravissima) entra in contatto via chat con un ragazzo dichiaratosi ventenne del quale s’innamora virtualmente e che decide di incontrare il giorno in cui i genitori accompagnano il fratello maggiore al primo giorno di collage. Il problema è che il “ragazzo” di anni ne ha 35 e man mano che prende confidenza, la persuaderà a fare sesso con lui, dichiarandosi il suo grande amore. La migliore amica, con cui Annie si confida, li vede al momento del primo incontro, si insospettisce del comportamento dell’amica il giorno successivo, e va alla polizia. Al centro, anzi alla periferia della vicenda, i genitori di Annie (Clive Owen e Catherine Keener), poco interessati alle vicende della loro piccola, fino a quando il realizzarsi del dramma non li farà cadere in forte depressione. Un film bello, ben raccontato, con qualche difetto nei suoi personaggi (il papà di Owen sbaglia tutto con troppa puntualità), ma con una forza emotiva e morale che va oltre commozione e lacrime, che si concentra sulla psicologia della vicenda e di tutti i suoi attori. Difficile non sentirsi genitore in quei momenti, e provare a capire quali passi compiere per aiutare una figlia per lunghi tratti del film inconsapevole di ciò che le è successo, ma semplicemente convinta di aver trovato il suo amore. Questo è davvero inquietante e lascia molti interrogativi, che posti a chi non lo ha visto, rovinerebbero semplicemente la visione di un film che da noi non è uscito al cinema ma direttamente sulle pay tv. Inoltre, ci sono i sottotitoli disponibili in rete. Recuperatelo, se potete.

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