Grandi citazioni e lezioni di rock in sala con i Minions

Minions (di Pierre Coffin e Kyle Balda, 2015) Il cinema dà spesso certezze, e una di queste è che il successo dei due film di animazione Cattivissimo me, lo si deve principalmente a queste assurde creaturine gialle chiamate Minion. Come accade nei grandi film di fantascienza, questo capitolo costituisce una genesi di una serie (visto il successo), e racconta la storia dei Minion fin dalla creazione del mondo. Come Prometheus per Alien, o come Superfantozzi per Fantozzi se preferite. L’inizio, assolutamente esilarante, ripercorre alcuni grandi capitoli di storia che vedono i gialli come fautori di alcuni eventi particolarmente importanti, per poi arrivare alla New York del 1968, in piena epoca di pace, fiori, libertà e felicità. La storia a questo punto assume connotati purtroppo più tradizionali, più consoli a un pubblico di giovanissimi, con la consueta avventurella a lieto fine. Per i più grandi, ci sono alcune citazioni fantastiche, che spaziano tra musica, storia e ovviamente cinema. State attenti, non tutte sono immediate. Per tutti c’è una sorprendente colonna sonora, che somiglia a un’educazione musicale vera e propria partendo dai fondamentali, che hanno comunque segnato l’epoca in cui è ambientato. Non manca nessuno a questa goduria assoluta per l’udito, dai Beatles agli Stones (con la stratosferica “19th Nervous Breakdown”), dai Doors ai Kinks, dagli Who a Jimi Hendrix, passando per Donovan (con canzone che calza a pennello per i protagonisti: “Mellow Yellow”). Un filmetto innocuo per famigliole che però si trasformerà nella prima, grande, vera esperienza rockettara per i vostri figli, che magari butteranno i dischi (ehm… cancelleranno gli mp3, o forse Spotify o Youtube… non ci si sta più dietro) delle vare violette per fare il trionfale ingresso nel meraviglioso mondo del rock. Se poi non ci si fosse messo il doppiaggio, non avremmo Fazio e la Littizzetto, bensì Nick Hamm e Sandra Bullock. Pazienza.
Coherence (di James Ward Byrkit, 2013) Mentre in sala ci gustiamo gli sgoccioli di un’estate di ottima fantascienza, completiamo il quadro con un film da noi mai uscito. Durante una cena a casa di amici, otto coppie in tutto, una cometa transita a distanza mai così ravvicinata dalla terra. La cometa, visibile a occhio nudo, provocherà alcuni stranissimi eventi fino a verificarsi una distorsione spazio temporale. Opera prima indipendente originale e affascinante, il film miscela perfettamente fantascienza (a costo zero) e rapporti umani, partendo da un espediente. Il film è corale fin dall’inizio (ma non fino alla fine), e a ogni attore è stato dato un piccolo margine di improvvisazione, così da accentuare l’elemento realista. Non dissimile da Melancholia di Lars Von Trier, dove però le scene corali e apocalittiche sono marcatamente distinte, il film esagera un po’ coi paradossi degli universi paralleli e con teorie fisiche, come quella del gatto di Schrondinger (date un’occhiata in rete), ma mantiene suspense e lascia lo spettatore con la curiosità di capire come potrà risolversi un simile caos. Lo sviluppo man mano diventa sempre più umano e legato a un personaggio in particolare, virando più su aspetti psicologici che su rive catastrofiste (ricordate l’ottimo Another Earth?), senza mai apparire fuori luogo, anche perché non arriva a durare un’ora e mezza. Anche qui, quindi, il genere è solo uno spunto di riflessione “estremo” sui rapporti d’amicizia, umani e individuali. In conclusione: spesso ci si perde, ma assistiamo a un buon finale che forse non risolve tutti i dubbi, ma chiude bene un film originale e assolutamente inedito da noi. Da vedere, coi sottotitoli italiani.

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