Happy Town, un nuovo Twin Peaks a 20 anni di distanza?

Come la scorsa estate, con la scarsità di nuove pellicole in circolazione, il nostro recensore cambia target e la rubrica diventa temporaneamente “Serial&Dintorni”. Buona lettura!

Iniziamo dalla fine: Happy Town non è piaciuto a nessuno, tanto che la programmazione, inizialmente pensata per una serie ampia, si è ridotta a otto episodi, di cui gli ultimi due addirittura trasmessi in streaming video, visto l’insuccesso. Un autentico disastro, su tutta la linea: anche la critica di settore l’ha stroncato. E invece io vi dico che questa è un’ottima serie, e le dedico più che volentieri l’apertura della rubrica, specificando subito che è particolarmente ispirato a Twin Peaks, e col quale ovviamente è impossibile reggere qualsiasi confronto, ma che va assolutamente valutato come opera a sé stante.

L’incipit: una ragazza, “imboscatasi” con un personaggio misterioso, sente rumori agghiaccianti da un capanno; lei non dice nulla, ma presto si scoprirà che è stato commesso un efferato omicidio. Torna l’incubo nella cittadina di Haplin (Minnesota), che già cinque anni prima era stata teatro di misteri: ogni anno spariva una persona, per mano di un fantomatico “Magic Man”, che è rimasto fermo un lustro, ma forse è tornato in azione. Le sparizioni, col passare delle puntate (ed è l’unica rivelazione che vi concedo), sembrano avere non poche analogie con un vecchio e sconosciuto film tedesco, The Blue Door. Oltre all’immancabile sceriffo e famiglia (attenzione al padre, grande caratterista anni ’80), ci sono alcuni personaggi che contribuiscono ad alimentare il mistero di questa città non più tanto happy: Henley Boone è una graziosa ragazza che arriva ad Haplin in concomitanza con l’omicidio per compiere ricerche sulla propria famiglia e alloggia in uno stravagante convitto di persone anziane; Merritt Grieves (un ottimo Sam Neill, il nome più noto del cast) apre un negozio di cimeli cinematografici; infine, per gli amanti della cronaca rosa, due giovani personaggi daranno vita ad una sorta di Romeo e Giulietta sottobosco. Le analogie tra Haplin e Twin Peaks sono evidenti: apparentemente placida e felice, la cittadina nasconde una serie di persone e di intrighi totalmente inimmaginabili; inoltre anche Haplin è “dominata” da una fabbrica, che in questo caso produce pane. L’insuccesso e i difetti di Happy Town, che ha ingredienti accattivanti e una carica di coinvolgimento che da molto tempo non avvertivo in televisione, impongono una riflessione su televisione e mistero: la rete che lo ha prodotto ha imposto ai suoi autori (così come 20 anni fa a Lynch) una forte riduzione delle puntate, costringendoli a una rielaborazione non richiesta e a qualche confusione narrativa inevitabile. Queste ingerenze rischiano di compromettere il rapporto tra mistero e serialità, ponendo sempre in dubbio e in bilico la vita di un serial magari interessante ma di scarso impatto di pubblico. Happy Town è un caso emblematico, e le ultime puntate risentono pesantemente di questi gravissimi limiti. Ma è soprattutto nel finale, bello, secco e inaspettato, che ritroviamo la voglia di rivedere il tutto e donargli una calma di cui non ha potuto godere. Uscito un anno fa negli USA, è attualmente in programmazione il lunedì alle 23.25 su Rai 2, con la speranza che non lo cancellino. Per chi, invece, è interessato a vederlo in originale, ci sono i sottotitoli scaricabili in rete.

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