I vampiri di un Jarmusch, con un po’ di stanchezza

Only Lovers Left Alive (Solo gli amanti sopravvivono, di Jim Jarmusch, 2013)
Opera ultima dell’ormai sessantenne Jarmusch (che ha sempre avuto i capelli bianchi, quindi non ce ne accorgiamo), che verrà proposta in anteprima al Mosaico Film Fest, Only Lovers Left Alive è un “film di vampiri”. Dimenticate le ultime uscite del genere in salsa Twilight, e tornate con la mente al 1995, con il bellissimo The Addiction di Abel Ferrara, altro horror d’autore. I vampiri di Jarmusch non sono assassini, sono persone che vivono da secoli, hanno visto l’involuzione del nostro mondo, ne sono un po’ stanchi, sopravvivono corrompendo medici per avere sangue e soprattutto hanno influenzato nei secoli con le loro arti la nostra società di “zombie” (così ci chiamano, noi umani) e non si sentono più parte di essa.
Adam è un grande musicista depresso che vuol perennemente (alla lettera) togliersi la vita, vive a Detroit lontano dalle luci, dai fans e da ogni possibile distrazione o divertimento. Eve vive a Tangeri, è una donna di cultura e non vede l’ora di riabbracciare il suo eterno amore, Adam appunto. La trama non si esaurisce certo qui, e nonostante due lunghe ore di film, spesso caratterizzate da dialoghi ironici ma un po’ troppo fini a loro stessi, nella vita dei due accadrà qualcosa di definitivo. I due vampiri sono Tom Hiddleston e soprattutto la magnetica Tilda Swinton, look alla Patty Pravo, che pare davvero una vampira che si presta al gioco della recitazione. Il film conferma la passione del regista per la musica, sia per la bella colonna sonora, sia per il personaggio di Adam, musicista e collezionista di strumenti (facile per lui che vive nei secoli!) che spesso si ferma e ferma il film per lunghi dialoghi sulla musica; anche i dialoghi non sono certo una novità nel cinema di Jarmusch, ma un po’ di stanchezza autoriale è impossibile non notarla. I vampiri si credono esseri superiori, snobbano gli umani, un po’ come Jarmusch pare snobbare il film a tratti, come se la noia presente nei due protagonisti fosse quella dello stesso autore. E così quei dialoghi ironici e coinvolgenti dei primi minuti si perdono pian piano in una storia la cui bella trama è continuamente interrotta da pause meditative che non giovano né al film né allo spettatore, e stancano e appesantiscono una storia che trova una chiusura molto affascinante. Ma forse è troppo tardi, perchè sembra davvero che questo film mostri come la mano di Jarmusch non sia la stessa dei suoi precedenti cavalli di battaglia: Dead Man e Ghost Dog sono film lenti e poco parlati; Daunbailò, Coffee And Cigarettes sono lenti e continuamente parlati. Una lentezza allora magistralmente gestita, che in Only Lovers Left Alive sembra un po’ persa.

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