Il caso Spotlight, film bello e coraggioso. Che vuol dare un esempio

Il caso Spotlight (di Thomas McCarthy, 2015)
Estate 2001: al “Boston Globe”, il quotidiano più diffuso del New England, arriva un nuovo e giovane direttore, deciso a rilanciare il giornalismo d’inchiesta. Affida così alla squadra investigativa chiamata “Spotlight” un caso di trent’anni prima, legato ad abusi sessuali da parte di un sacerdote, rimasto impunito. La linea editoriale è quella di scoprire se esiste una cosiddetta “regia dall’alto” che occulta le violenze del clero bostoniano (e non), e nel caso denunciarla. La storia (vera) ci dice che si arriverà a scoprire uno scandalo mondiale, che ha visto ogni genere e grado di prelato coinvolti in abuso di minori. Film d’inchiesta che ha come modello dichiarato il magnifico Tutti gli uomini del Presidente (caso Watergate, per i più smemorati), e che affida a dialoghi e cast le spalle di oltre due ore di narrazione. Già, perché il parco attori, notevole, si comporta davvero bene: assistiamo a un Michael Keaton definitivamente rinato, a una splendida Rachel McAdams, a un ritrovato Leiv Schreiber e ai mattatori Mark Ruffalo e Stanley Tucci. Film non solo d’attori, la regia di McCarthy (ricordate quant’era bello il suo L’ospite inatteso?) è classica ed educata, nel senso che non inventa inutili virtuosismi o alterazioni dell’immagine. Non è poco. Se vogliamo trovare un difetto citiamo la musica, anonima, e il fatto che bisogna stare molto attenti per la quantità di persone, personaggi e situazioni, nonché per le strategie che adottano i vari protagonisti per arrivare alla verità, che ha fruttato alla squadra Spotlight il premio Pulitzer per il servizio pubblico nel 2003. Film importante e necessario, che mette in luce una delle vicende più gravi della nostra era, che non ha mai ricevuto l’attenzione e soprattutto la repressione che merita. Un film bello e coraggioso che vuole dare un esempio soprattutto al pavido giornalismo nostrano, di una nazione coinvolta come e più degli altri stati in questa continua e terribile serie di crimini costantemente occultati. La speranza del film è la stessa degli Spotlight: diffondere e sensibilizzare una questione che abita ovunque, Ravenna compresa… come la cronaca recente ci ha detto.

Lost in 2015: cosa ci siamo persi la scorsa stagione?
Operazione U.N.C.L.E. (di Guy Ritchie, 2015)
Il britannico Guy Ritchie, oltre a essere stato il marito di Madonna, è un regista piuttosto in gamba che dal filone gangster ha tirato fuori tre perle chiamate Lock & Stock, The Snatch e RocknRolla. E qui, nel caso vi mancasse qualcosa e vi piacessero le tarantiniate che virano sul divertimento, avete tutto febbraio assicurato. Dopo un paio di flop, ora Ritchie è l’affermato regista dei film di Sherlock Holmes. Con Uncle il regista omaggia il filone spionaggio dove gli inglesi, con Mr. Bond, hanno il timone del comando. Il film è però il remake dell’omonima serie televisiva degli anni ’60, parla di guerra fredda, e Ritchie la attualizza solo con la regia; le atmosfere sono sempre le stesse. Le differenze sono d’epoca, perché la guerra fredda non c’è più da un pezzo e nel 2015 tutto ciò che viene mostrato ha l’inevitabile sapore vintage. Il film fila dritto molto bene, gran ritmo e buon intrattenimento, meglio in casa che al cinema, in quanto, a differenza della sua prima trilogia, davvero non si assiste a nulla di nuovo. Popcorn consigliati.

RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
SAFARI RAVENNA BILLB 13 – 19 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24