Il concerto e Lourdes: due film visibili in sala entrambi, in diverso modo, da vedere

Il concerto di Radu Mihaileanu
A dieci anni dal bellissimo, divertente e straziante Train de Vie, il regista franco-rumeno torna sul suo tema prediletto: il popolo ebraico e la sua persecuzione da parte dei grandi regimi.  Rispetto all’olocausto, l’ambientazione è decisamente più soft, e citroviamo nell’Unione Sovietica, quando ai tempi di Breznev (1980 circa)un’orchestra di ebrei fu cacciata dal paese, col loro prestigiosodirettore che da leader del Bolscioj passò a uomo delle pulizie. Ilcaso fornisce a quest’uomo e al suo gruppo, la possibilità di riscatto:un concerto a Parigi. Lo stile del regista non cambia: quella chesembra una commedia, pian piano apre il suo sipario e si traveste dadramma, riuscendo prima a divertire poi a commuovere, soprattutto neltoccante concerto finale. Il mix commedia/dramma funziona, ma non allaperfezione: dalle macchiettistiche rappresentazioni di ebrei enostalgici sovietici, il film cambia decisamente tono, risultandotroppo pesante per la struttura che Mihaileanu dà fino a quel punto. Siride, e  ci si commuove, anche se il registro zoppica per tutto ilfilm, in cui tra gli attori spicca la magnifica Melanie Laurent (Bastardi senza gloria),che quando entra in scena buca lo schermo e lascia tutti a boccaaperta. Insopportabile, infine, il doppiaggio, che non distingue ilrusso dal francese, e che dà ai protagonisti dell’est il solito,caricaturale e fuori luogo accento sovietico da avanspettacolo.   6 1/2

Lourdes di Jessica Hausner
Esce finalmente in sala il film che i critici (solo loro) hannobattezzato come grande rivelazione del festival di Venezia,reclamandone anche improbabili premi. La storia, molto semplice, parladel pellegrinaggio a Lourdes di una disabile non particolarmentecredente, ma che considera il viaggio come svago da una vita monotona.Succederà il miracolo? La prima ora di film descrive il pellegrinaggioorganizzato dalla mattina alla sera: chi non è credente si annoiaterribilmente, chi è credente preferisce l’esperienza dal vivo. Poi ladiscutibile svolta, che solo in queste pagine rimarrà celata. Un filmrispettoso dei luoghi e del culto, girato in maniera fin troppoelementare con camere fisse e primi piani tradizionali, che vuoleaffettuosamente porre l’accento sulle speranze spesso vane della genteche giunge nel sacro luogo. Un film anonimo, quindi, se l’allegracritica “veneziana” non lo avesse eretto a vero e proprio oggetto diculto, descritto come cinico, esilarante e dissacrante, arrivandolo aparagonare al grande Bunuel. No. La stessa critica poi si è esaltataper «l’invenzione, nel film, del premio Pellegrino dell’anno». No. Ilpremio esiste davvero, come esiste Lourdes e come esistono tantipellegrini. Come esistono diatribe teologiche, e discussioni. Esistetutto, e in questo film viene offerto all’acqua (non miracolosa) dirose. Si è letto anche di «un film che piacerà più a critica che apubblico», che sembra apparire come un’elegante atto di autoironia. Masiccome pare che sia piaciuto a (quasi) tutti, l’invito, caloroso, è diandarlo a vedere.   4

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