Il film campione d’incassi che sembra la parodia della “Buona scuola”

Fuck You, Prof! (di Bora Dagtekin, 2013)
Dopo un annetto di prigione, il rapinatore Zeki Muller va alla ricerca del bottino nascosto in un cantiere, sul quale adesso vi è stata costruita la palestra di una scuola superiore. A Zeki non resta che farsi assumere dalla disperata Preside Manager, a corto di personale a causa della totale indisciplina dei suoi alunni. Col passare dei giorni, il volgare, stravagante e autoritario “prof” Zeki, inizia a prenderci mano e gusto. Se il tema non è originale, viste le somiglianze da un lato a School of Rock (dove il finto prof non era un delinquente) e soprattutto a Non siamo angeli (dove i delinquenti si erano improvvisati preti), è nello svolgimento che il film trova il suo punto di forza. Campione d’incassi nella patria Germania – in uscita nelle sale italiane il 15 ottobre – il film è un susseguirsi di scene esilaranti, situazioni limite, demenzialità e divertentissime volgarità. I molti momenti divertenti (lo Shakespeare rivisitato su tutti) sono legati da un filo in realtà assai intelligente e che sembra fatto apposta per prendere di mira la “Buona Scuola” renziana: la preside coi superpoteri è un personaggio travolto dal suo stress e dalla ricerca di fondi statali grazie al merito, e la valutazione fatta dagli alunni va esclusivamente per simpatie. E che il miglior insegnante valutato sia un delinquente costituisce una squisita provocazione politica. Un delinquente straordinario, va detto, è l’attore Elyas M’Barek già regista e protagonista della serie di Mtv Kebab for Breakfast. Pop e kitch anche in scenografia e colonna sonora, Fuck You Prof! è esilarante, ha un lieto fine, si gode sul momento ma si dimentica il giorno dopo, ha già un seguito appena uscito in patria, dura un quarto d’ora di troppo (su due ore) e oltre a quelli sulla scuola ci lancia un messaggio sconvolgente: i tedeschi sanno far ridere.
Liquirizia (di Salvatore Samperi, 1979)
Il periodo a cavallo tra i settanta e gli ottanta sono stati per il cinema italiano troppo spesso triste teatro di commedie pecorecce e volgari, sempre a sfondo sessuale. Liquirizia, film dimenticato, è un’eccezione, perchè è una sorta di Animal House italiano, e un ideale predecessore di Fuck You Prof!: volgare si, ma con uno scopo, e anarchico nel descrivere le vicende di un confronto teatrale tra due gruppi antagonisti liceali di Padova. Già il cast fa sorridere: ai collaudati Cannavale e Bouchet, troviamo Christian De Sica e Teo Teocoli alle prime armi, il mitico Giancarlo Magalli e una giovanissima Carmen Russo; a questi si aggiungono i cantautori Ricky Gianco, Alberto Fortis e Gianfranco Manfredi. Un film sgangherato ma interessante,  anarchico e anticonformista (gli insulti di De Sica al pubblico sono da ricordare), nonchè anticlericale: in una scena il professore getta un crocifisso nel cestino, in un’altra un personaggio bestemmia… Li vedremmo al cinema adesso? Ma non è per una bestemmia o un crocifisso che un film va visto, ma per il senso di nostalgia e le tante belle idee artistiche espresse. E la scena in cui Cannavale spiega il teatro di Edoardo vale tutto il film. Il risultato è assai imperfetto, spesso confuso e volgare, ma anche divertente, e fa sì che Liquirizia vada ricordato, perchè è un film che ha cercato di dire qualcosa di diverso al pubblico. C’è riuscito solo in parte, ma si ricorda con affetto, tanto che per alcuni appassionati è già un cult.

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