Il sequel di un horror? Più morti, più sangue, più orrore

Oggi si parla di horror, genere spesso frainteso sia dagli adolescenti che lo scambiano per un loro giocattolo, sia da coloro che gli credono. L’horror è un genere vero, che ha le sue rigorose regole, enunciate ad esempio nella fortunata e intelligente serie Scream (da 1 a 4) che negli anni novanta ha ridato ossigeno e dignità al genere. Oggi prendiamo un paio di queste regole: una è che l’horror ha sempre un sottotesto; l’altra ci suggerisce che è un film che spaventa, ha sempre un sequel. Era il lontano (otto anni per un seguito non sono pochi) 2005 quando l’australiano Greg McLean presentava la sua riuscita versione del “desert serial killer”, che in questo caso ha il nome di Mick Taylor e il volto di John Jarratt. Il primo episodio fu presentato a Cannes (e i ravennati lo hanno potuto vedere per primi in Italia al Nightmare), il suo seguito alla Mostra di Venezia. Insolita vetrina da Festival, quindi. Disclaimer: se si è sensibili alle scene di macelleria umana, potete anche terminare qui la vostra lettura, perché Wolf Creek 2, che vede il ritorno di Mick Taylor (nonché di McLean alla regia) fin dall’entusiasmante inizio ci dice subito che siamo a due passi dalla follia, perchè come enuncia lo stesso Scream 2, se vuoi realizzare un seguito all’altezza la ricetta è «più morti, più sangue, più orrore»; inoltre il film è pieno di humor nero, tutto però racchiuso nel personaggio del killer e, come dicevamo prima, ha un suo semplice ma attualissimo sottotesto. Taylor è un australiano vero, un “cacciatore di maiali”, un autoctono, e non sopporta gli stranieri vacanzieri a caccia di avventure (Wolf Creek è un deserto con tanto di cratere); il signor Taylor si irrita con chi lo tratta male, o con i cosiddetti “fenomeni”, e si vede fin da subito. Nulla di epico sul rapporto straniero e nazionale, ma il conflitto c’è, e il film dà il suo contributo, che in questi giorni è gradito. Il film prosegue cambiando i malcapitati protagonisti (da qui forse il sottotitolo italiano “la preda sei tu”), e omaggiando nella sceneggiatura alcuni capostipiti non necessariamente del genere: si respira aria di Duel, si strizza l’occhio ai western di Leone, a Picnic a Hanging Rock (più per l’ambientazione), a Saw e a  La casa del diavolo (da vedere). Come il primo, è tratto da una storia vera e, come dicevamo, è ricco di humor nero, come nella divertentissima scena in cui, sulle note de Il Re Leone, vengono maciullati malcapitati canguri che attraversano la strada. WC2 è teso in tutte le sue situazioni e ha il pregio di essere un crescendo, senza aggiungere nulla di nuovo, ma è in possesso di tutti gli elementi per un incubo lungo 100 minuti: i fans non lo perdano.
Segnalazioni Arene: Rocca cinema nel fine settimana presenta l’Oscar Birdman, ottimo e il divertente Se Dio vuole; in settimana due recuperi d’autore come Hungry Hearts di Costanzo e Vizio di forma di PT Anderson.  Bagnacavallo più sorniona ma il 25 ti piazza il botto con uno dei film dell’anno, Mommy, presto su queste pagine. Se andate verso Faenza non ve ne pentirete: Song ‘e Napule dei fratelli Manetti, qui inedito, il grande Grand Budapest Hotel e un po’ in ritardo ma è stagione, La mafia uccide solo d’estate di Pif. Nella bellissima arena di Lido di Classe spazio ai fumetti: da Spider Man a Thor, passando per i Puffi. Ce n’è per tutti.

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