il thriller di slave e l’imperdibile “boy a”

Hard Candy - David Slave. In attesa di Nightmare (il Festival, 26-31 ottobre), scopriamo un curioso e interessante thriller mai uscito nelle sale italiane (tanto per cambiare) ma facilmente reperibile in dvd: Hard Candy.
La sua frase di lancio, nei paesi in cui è uscito, “solo perché una ragazza sa come imitare una donna, non vuol dire che sia pronta a fare ciò che fa una donna”, lo mette in luce come una sorta di Funny Games al femminile, definizione non del tutto inappropriata. Una ragazzina di 14 anni che, a giudicare dalle letture, è molto più matura della sua età, decide tramite la chat di incontrare un trentenne fotografo emergente. Dopo un piacevole pranzo, lei lo convince a portarla a casa sua a farsi scattare delle foto. Senza andare troppo oltre, Hard Candy è un film curioso e originale che stravolge sia le regole del thriller che le drammatiche notizie di attualità che spesso leggiamo sui giornali. Come si intuisce dai paragoni, vittima e carnefice si scambiano i ruoli e anche per questo la tensione ha un carattere nuovo, perché diventa obiettivamente difficile immaginarsi cosa succederà. Girato in basso budget e in unità di tempo (la vicenda dura quanto il film), il film unisce quindi il gusto del thrilling alla teatralità della messa in scena, come il buon vecchio Hitchcock  insegna. A differenza dei suoi maestri, Slave paga il prezzo di una sceneggiatura imperfetta e di una certa debolezza di alcune scene. Ma il film è da vedere, soprattutto per una magnifica Ellen Paige (la ragazzina di Juno) e l’originalità del tutto. Applaudito al Sundance Festival nel 2005, solo nel 2008 ha trovato una distribuzione italiana, e soltanto, come detto, in dvd.  Voto 6,5.

Boy A- John Crowley.
Iniziamo dalla fine: Boy A è uno dei migliori film visti negli ultimi anni. È uno di quei film che si vorrebbero vedere ai festival, possibilmente con qualche premio. Tratto da un romanzo inglese che in patria è diventato subito cult, il film di Crowley è stato pensato addirittura per la televisione, poi invece distribuito nelle sale di Regno Unito e Stati Uniti. Geniale già dal titolo, in cui articolo e sostantivo (a boy = un ragazzo) vengono invertiti, il film parla di un ragazzo tra i 25 e i 30 anni che esce dal carcere dopo aver scontato una pena dovuta a un crimine terribile commesso da bambino. Per evitare un vero e proprio linciaggio, viene immesso nella società con un’identità diversa e con un agente di custodia, interpretato dal grande Peter Mullan. Girato con montaggio alternato tra il presente e il suo passato che l’ha condotto in carcere, Boy A è un drammatico romanzo di formazione unito a un vero e proprio viaggio psicologico nella mente di un ragazzo che può solo aver immaginato come la vita si svolgesse, nel bene e nel male, al di là delle sbarre. Anche il film si mette al servizio del suo protagonista (un bravissimo Andrew Garfield) raccontando come solo lui avrebbe potuto fare. Cresce così, minuto dopo minuto, la tensione per il futuro del nostro Boy A e un misto di emozione/sconcerto per ciò che è capitato in passato. Un crescendo di un’ora e mezza prima di arrivare alla botta finale: un pugno nello stomaco drammatico e salutare, per un film piccolo nei mezzi ma non nelle intenzioni e nei risultati. Inspiegabilmente inedito in Italia, visibile in una recente e invisibile edizione in dvd e prossimamente in rassegne ravennati.  Voto 8.

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