Il viaggio (un po’ noioso) di Wild e il delizioso Sex&The city di Beirut

Wild (di Jean-Marc Vallée, 2014)
Tratto dal romanzo autobiografico di Cheryl Strayed, adattato per lo schermo dal mitico Nick Hornby (Alta fedeltà, About a Boy) e girato dall’ormai hollywoodiano Jean-Marc Vallée (Dallas Buyers Club), il film parla della traversata solitaria di circa 1500 km del Pacific Crest Trail da parte della protagonista. Il viaggio nasce in lei al compiersi di due eventi traumatici come la morte della madre e la fine del suo matrimonio, e costituisce per Cheryl senza mezzi termini un immane banco di prova fisico, come mostra la forte scena iniziale dello zaino, nonchè un punto di svolta obbligato ma anche voluto, per ricominciare una nuova vita. Il racconto decide di svelarci la situazione della protagonista durante il cammino, tramite continui flashback, mentre su come andrà a finire non ci sono mai molti dubbi fin dall’inizio del film, e di questa recensione. Il paragone, suggerito anche dal titolo, con lo struggente Into The Wild è spontaneo, e l’ordine di uscita non può che porre questo film in inferiorità  in fatto di emozioni. Il film (come lo zaino) si carica sulle spalle della brava (e nominata all’Oscar)  Reese Witherspoon, ma la regia di Vallée ancora una volta non dona alcun vezzo alla narrazione, rivelandosi schematica e troppo scontata nella gestione dei sentimenti. Il regista pare aver accantonato l’originalità dei suoi primi lavori (da vedere assolutamente, munitevi di Wikipedia e computer), e il suo cinema somiglia sempre a un prodotto industriale dalla confezione perfetta e dalla realizzazione vuota. Ci si annoia anche un po’, nonostante una colonna sonora molto bella (ma non originale), che decide di restare sullo sfondo.

Caramel (di Nadine Labaki, 2007)
Storie di donne in un istituto di bellezza di Beirut, di amori non espressi, di problemi intimi e di sessualità, di età che avanza e tempo che non torna indietro. Sullo sfondo, una Beirut ferita ma in pace, verso la quale la regista nutre affetto e senso di protezione, perchè nel film non viene mai citato nè percepito alcun vento di guerra, che da troppi anni funesta la capitale libanese. Una Beirut che sembra ferma a trent’anni fa, ma che non cerca il progresso a tutti i costi. Sex And The City mediorientale? Ma sì, possiamo anche dirlo! Le  protagoniste sono deliziose, e fra tutte la meravigliosa protagonista e regista Nadine Labaki, e le loro storie non sconfinano mai nel facile dramma, ma galleggiano felicemente e delicatamente (proprio come in un centro di bellezza) nella commedia e nell’accettazione delle loro vite. Un film più femminile che femminista, da cui gli uomini più che uscirne male, non entrano mai decisamente nell’occhio della regista, che riesce a raccontare con grande ritmo tutte e sei le storie presentate. Un gioiellino, distribuito in Italia, e allora ignorato dai più (recensore compreso). E cosa c’entra il caramello del titolo, lasciamolo scoprire a voi, perchè non è certo tardi per recuperarlo, visto è facile reperirlo.

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