In trance? Un imperdonabile incidente di Boyle. Meglio rifarsi con It’s a disaster

In trance (Danny Boyle, 2012)
Proviamo a riassumere la trama: Simon (James McAvoy) è un funzionario d’asta complice di una banda che ruba un quadro di Goya. Simon deve custodire il quadro ma non ricorda dove lo ha messo, per una botta in testa ricevuta dal suo stesso capo (Vincent Cassel) in una finta colluttazione. Con l’aiuto di una sexy ipnotista (Rosario Dawson) si cerca di restituire al giovane la memoria. Il film ha una strana struttura, nel senso che la trama, complicata fin dall’inizio, anziché schiarirsi si infittisce sempre di più col passare dei minuti, creando tre diverse tipologie di spettatori: 1. chi esce dal cinema con un sonoro “vaffa”; 2. chi cerca invano di unire i puntini per tutto il film; 3. chi resta affascinato (di seguito verrà spiegato il perchè) pur non avendo capito assolutamente nulla. Per i maschietti, un motivo sufficiente per guardare il film (e restarne quindi affascinati) è il nudo integrale di Rosario Dawson piazzato proprio nel punto di non ritorno della storia, cioè a partire dal quale non si capisce più nulla, anche perchè intontiti dalla bella Rosario e speranzosi di un bis. Chi vi scrive fa parte della prima categoria, bollando il film come autentico disastro e lasciando al massimo a Google Immagini l’analisi di alcune scene clou. Il pregio del film è la coerenza: non si capisce né da dove vuole partire, né dove vuole arrivare, e si assiste disarmati a una serie vertiginosa di colpi di scena che sembrano in questo caso più un infierire sullo spettatore. Poi, a parte gli scherzi, il film può piacere, per come è girato, per il cast e anche per l’argomento. Ma Danny Boyle è un grande, e l’incidente è di quelli imperdonabili, per uno della sua filmografia. Bocciato qui, ma chiunque ami thriller di questo genere vada, poi ne parliamo. Filmografia bella di Danny Boyle: Piccoli omicidi tra amici (1994), Trainspotting (1996), The Beach (2000), 28 giorni dopo (2002), Sunshine (2007), The Millionaire (2008) e 127 ore (2010).

It’s a Disaster (Todd Berger, 2012)
Per fortuna ci sono gli invisibili a restituire il buon umore cinematografico. Anche se si parla di fine del mondo, vera o presunta. Il 2012 dei Maya ha influenzato tantissimo la cinematografia soprattutto americana (anche la prossima settimana resteremo in tema), ed è stato un bene perchè spesso si assiste a pellicole fresche e originali, che purtroppo non sempre vengono distribuite da noi. It’s a Disaster purtroppo è una di queste. La commedia, di chiara impronta teatrale, parla di un brunch tra coppie di amici. Durante il pranzo, in perfetto stile americano, verranno fuori tante magagne, la peggiore delle quali però è la notizia di un presunto attacco chimico a Los Angeles, che susciterà angosce forse ben peggiori di qualche piccolo tradimento. Commedia nera, assai divertente e sufficientemente cattiva, che si prende gioco delle angosce dei protagonisti, variegato campione dei quarantenni di oggi (particolarmente divertente la tizia vegana). Via via l’amarezza prende un po’ quota, più nel film che per chi lo guarda, fino ad arrivare a un finale aperto che il vostro umile recensore (grande fan dei finali aperti) ha trovato fantastico. Gli attori sono ben poco noti da noi, e sono tutti davvero bravi, e la regia funziona benissimo. Budget nullo, per un film di fantascienza, e due scene memorabili: l’arrivo del vicino in tuta gialla e il dialogo con gli amici ritardatari. Cercatelo, non perdetelo, sottotitoli italiani disponibili in rete.

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