King, il cinema e il magnifico Gioco di Gerald

Il gioco di Gerald (di Mike Flanagan, 2017)
Uno dei romanzi di Stephen King più affascinanti e considerato tra i più difficili da adattare per lo schermo è Il gioco di Gerald del 1992, una delle tante riuscite incursioni del Re dell’horror fuori (ma non del tutto) dal genere. Una coppia in crisi, Gerald e Jessie, decide di passare un weekend in un cottage isolato nel bosco per ritrovare intesa sentimentale e soprattutto sessuale, visto che il momento clou della vacanza vede Gerald proporre con successo di ammanettare Jessie al letto per giochi erotici. Gioco fatale per il povero Gerald, che muore di infarto fulminante e lascia la moglie legata al letto, lontana dalle chiavi, lontana da telefoni e soprattutto isolata dal resto della civiltà. Adattamento, come già scritto, non facile perchè la vicenda vede principalmente in scena una donna intrappolata in un letto e alle prese coi suoi incubi. Ma tra l’uscita del romanzo e oggi si è fortunatamente sviluppato un filone di horror (o, meglio, thriller) che vedono l’uomo solo alle prese con una natura involontariamente ostile, i cui titoli migliori resta­no Open Water, Frozen e 127 ore. Questo filone non dev’essere sfuggito a Flanagan, nome emergente del cinema di genere grazie a Oculus e ad altri titoli che potete scoprire; il regista, curiosamente nato a Salem, cittadina di vampiri kinghiani, è anche co-autore di una sceneggiatura spumeggiante che senza troppi fronzoli porta la storia ad affrontare direttamente le paure e gli incubi della protagonista, arrivando in pochi minuti al nodo centrale del film. La regia di Flanagan è perfetta così come l’interpretazione dei due protagonisti, la tensione è costante e sfocia in una magnifica quanto difficilissima da digerire scena quando la protagonista “passa all’azione”. Efficace poi la costruzione del thriller, come perfettamente integrati nella storia i flashback che mostrano il passato di Jessie che saranno essenziali nella risoluzione di una vicenda che non si rivela essere soltanto un macabro gioco di sopravvivenza, ma sfocerà in un drammatico epilogo di diverse esistenze dolorose, con riflessioni non banali sul rapporto con l’altro e con la morte. Il film, che è piaciuto anche a King (cosa non scontata), purtroppo non esce al cinema, ed è un peccato non concedergli il grande schermo, ma è in esclusiva su Netflix, che mette in catalogo (di fianco a Contrattempo) uno dei migliori titoli della stagione.

Stephen King e il cinema. Prima parte.
L’immediata uscita del nuovo adattamento di It, dopo la non impeccabile versione televisiva del 1990, offre l’occasione di accennare a quello che forse è il sodalizio più noto e fortunato del rapporto tra libri e cinema, analizzando brevemente le opere più importanti. Fuori concorso Shining, il capolavoro di Kubrick che ha stravolto il romanzo tanto da suscitare lo sdegno dell’autore, si citano innanzitutto i film tratti dalla sua meravigliosa raccolta non horror Stagioni diverse: Le ali della libertà e Stand By Me sono di fatto film molto belli e adattamenti fedeli (soprattutto il primo), mentre il terzo film dalla stessa raccolta (L’allievo) è decisamente più debole. Due film da ricordare, anche perche il primo è un po’ dimenticato sono quelli che vedono come protagonista Kathy Bates: assolutamente da recuperare L’ultima eclissi (dal romanzo Dolores Claiborne), che si affianca al classico e più noto Misery non deve morire.

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