La bella prima parte di un film colto e per nulla scandaloso

Nymphomaniac – Vol. 1 (di Lars Von Trier, 2013)
La divisione del film in due volumi, lo anticipiamo, è stata fatta solo per motivi commerciali, visto che la durata complessiva del film (4 ore) scoraggerebbe incassi decenti. Quindi Nymphomaniac è innanzitutto da considerarsi un unico film, un’unica storia, divisa in due tempi. Un incipit potente e affascinante, scandito dalle note del gruppo metal tedesco Rammstein (Fuhre Mich), vede un corpo femminile gravemente ferito a terra, seguito dall’arrivo di un anziano signore che soccorre la donna offrendole letto e riposo. Lei, di nome Joe, inizia a raccontargli la storia della sua vita, una vita da ninfomane. Il film è narrato tutto con la struttura del flashback, ed è diviso in capitoli. Nella prima parte sono visibili i primi cinque atti, che coincidono con la giovinezza della protagonista. Diciamo subito che il film non ha nulla di scandaloso, contiene scene molto esplicite, ma trattandosi di film su una donna ossessionata dal sesso, la cosa appare quantomeno normale. Per fare un controesempio, appare molto più ridicolo quando nei film la coppia che si è appena amata, esce nuda dal letto coprendosi coi lenzuoli, per non mostrare a noi le loro ovvie nudità. Lo spettatore, in questo film, non è privato di nulla, e attraverso la mente dell’anziano Seligman – che costituisce una sorta di tramite tra storia, regista e pubblico – assistiamo a una parabola sulla vita di una persona, vista con ironia e senza far mancare nulla nel grande cesto delle possibili emozioni. La narrazione, come in altri film di Von Trier, è molto lenta e attenta a ogni particolare anche non indispensabile al filo del discorso tenuto, è intrisa di realismo sia nel modo di presentarlo, sia nel susseguirsi degli eventi. Un film morale, dove Seligman (regista e spettatore, come già detto) non giudica una vita definita dalla stessa Joe miserabile, ma contestualizza ogni suo momento con la storia del genere umano, nonché con bizzarri riferimenti storici e artistici. Un film molto colto dove il regista dà un’idea della vita e della donna particolari e affascinanti; idee che non ha alcun senso condividere o meno, che passano davanti con incedere certamente lento ma continuo; un film che non condanna certo né il sesso né il modo di mostrarlo, ma che neanche ne dà un’esaltazione. I problemi principali di questa bella prima parte sono legati all’eccessivo realismo di scene che non hanno nulla a che vedere col sesso (su tutte l’agonia del padre) e a un certo compiacimento che impedisce al regista stesso di comporre la propria opera con un montaggio più adatto alla sua narrazione. Il film ha grandi potenzialità, e alcune scene davvero emozionanti, su tutte quella con Uma Thurman quasi irriconoscibile, e difficilmente farà perdere a qualcuno l’interesse per una seconda parte, indispensabile per farsi e dare un’idea complessiva di un’opera affascinante.

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