Lebanon, dal film Leone d’oro un claustrofobico e drammatico messaggio pacifista

Lebanon di Samuel Maoz
All’inizio dell’invasione del Libano del 1982, un carrarmato israeliano guidato da quattro giovani soldati riceve via radio una missione considerata “facile e sbrigativa”, che ben presto si trasformerà in un incubo.

Il documentarista Maoz racconta un’esperienza che ha vissuto in prima persona a vent’anni e che lo ha segnato per tutta la vita: mette in campo tutte le energie tecniche ed emozionali possibili, scegliendo di ambientare tutto il film all’interno del carrarmato, e di mostrare gli esterni soltanto attraverso il mirino. Il film, Leone d’oro all’ultima mostra del cinema di Venezia, non ha una tesi politica, non analizza le ragioni dello scoppio di questa guerra; mostra semplicemente quattro ragazzi di tutti giorni, non certo degli eroi, dominati e divorati dalla paura di una guerra e di un luogo di cui non sanno nulla. Guardano, insieme allo spettatore, volti straziati, supplicanti, paesi devastati trovando la morte e la disperazione. Hanno paura di sparare e non vogliono uccidere, perché non sono abituati a farlo con persone vere. Vorrebbero anzi conoscere il “nemico”, il “terrorista” per capire le ragioni della violenza. Lebanon punta dritto al cuore dello spettatore, col suo potente, claustrofobico e drammatico messaggio pacifista. La macchina da presa indugia forse un po’ troppo sui volti disperati di (presunti) carnefici e delle loro vittime, girando più volte quel coltello nella piaga che suona al pubblico come un vigoroso, necessario e rabbioso pugno nello stomaco. 7 1/2
Filmografia recente dei conflitti mediorientali: Intervento divino (Elia Suleiman, 2002), Private (Saverio Costanzo, 2004), Munich (Steven Spielberg, 2005), Valzer con Bashir (Ari Folman, 2008).

My little eye di Marc Evans
In periodo di Nightmare e Grande Fratello, vale la pena riscoprire un ottimo horror datato 2002, immeritatamente e immediatamente finito nel dimenticatoio dopo la sua fugace apparizione nelle sale. Questo grande fratello in chiave horror narra di cinque ragazzi che accettano di trascorrere un periodo di sei mesi di convivenza in una casa completamente isolata, sotto l’occhio sempre presente di telecamere nascoste, che trasmetteranno in diretta da un sito internet tutte le loro gesta. Il premio è di 1 milione di dollari, ma per vincere devono restare tutti chiusi in casa fino alla fine del periodo. Ovviamente, qualcosa inizia ad andare storto. Interessante, come tutti i film di genere, il risvolto sociologico che mostra come i giovani della nostra società arrivino ad esibirsi per fama e soldi. Un film claustrofobico, angosciante e a volte terrificante, caratteristiche che mandano a nozze un appassionato di film dell’orrore, ma che potrebbero aprire un po’ gli occhi sul grande problema socio-mondiale dei reality show, demolito con compiaciuto sadismo. Un ulteriore aspetto interessante del film è costituito dalla regia, sotto la veste di soggettiva da webcam, mostrando immagini sporche e saltellanti, e che per la prima volta mi induce a consigliarvi di guardare un film sul monitor di un computer piuttosto che in televisori o schermi grandi. Non il miglior film su questo tema (i migliori sono l’inedito da noi Battle Royale e il dimenticato Contenders Serie 7), ma uno dei più duri ed efficaci. 7
Filmografia consigliata da reality: La decima vittima (Elio Petri, 1964), Brazil (Terry Gilliam, 1984), L’implacabile (Paul Michael Glaser, 1987), Contenders. Serie 7 (Daniel Minahan, 2000), Battle Royale (Kinji Fukasaku, 2000), Tao (Edo Tagliavini, 2002, corto).

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CGIL BILLB REFERENDUM 09 – 16 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24