L’esordio alla regia di Tom Ford e quel modo di vedere le cose che ricorda il grande Wong Kar-Wai

A Single Man di Tom Ford
In questo periodo si parla molto di effetti speciali, di tecnologia, di nuovi approcci stilistici al cinema. In questa direzione, il debutto al cinema dello stilista Tom Ford ha prodotto uno dei film più rivoluzionari degli ultimi anni, e costituisce un lampante esempio di novità cinematografica. La giornata particolare del professore omosessuale George Falconer, che ha perso il proprio compagno 8 mesi prima in un incidente stradale, è raccontata e mostrata con un tocco e un’eleganza molto rari nel cinema, soprattutto quello recente.  L’occhio del regista costruisce il film, con una curia maniacale per idettagli, su sguardi, espressioni, parole e colori, che immergonol’attento spettatore in una realtà molto lontana: siamo infatti nel1962, in una California preoccupata per la crisi missilistica cubana, ein cui stava timidamente nascendo la rock generation sulle note dellamagnifica Green Onions. La scena iniziale, onirica, che ritrae ilprotagonista accanto al compagno mortalmente ferito dall’incidente,costituisce di per sé un’opera d’arte visiva, ricca di particolari e diemozioni, scandite per tutto il film dalla saturazione del colore. TomFord fa pienamente centro, riuscendo a narrare in modo speciale unastoria normale e trasmettendo emozioni piuttosto difficili daraccontare in una semplice recensione, senza rovinare l’incantesimo delfilm. Il regista lo fa tramite un’interprete eccezionale, Colin Firth,e volti e voci indimenticabili, tra cui la grande Julianne Moore.Citando un racconto di Stephen King, le cose più belle sono le piùdifficili da raccontare, perché «le parole rimpiccioliscono cose chefinché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono anon più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori». Seproprio vogliamo accostare Ford a qualcuno, viene in mente Wong Kar-Waie il suo In The Mood For Love,che con questo film condivide, tra l’altro, l’autore di alcuni branidel film, Shigeru Umebayashi. Rivoluzionario, non per tutti.   8

Hong Kong Express di Wong Kar-Wai
Vent’anni prima di Tom Ford, un fotografo hongkonghese faceva il suoingresso nella scena cinematografica internazionale, presentando filmdalla forma impeccabile, rivelandosi come stilista dell’immagine, tantoda influenzare gran parte del cinema successivo, tra cui il grandeQuentin Tarantino. Il suo film più famoso, più “occidentale”, e per chiscrive anche più bello, è Hong Kong Express, del 1994, visto quasi percaso in televisione a orari impossibili a fine anni ’90. Il film parladi solitudine e di amori perduti, in due episodi legati da un luogoanonimo, un fast food del quartiere Chungking. Ma è il secondo episodioad entrare dritto nella storia del cinema: un poliziotto, reduce dallarottura con la fidanzata, un’hostess di volo, conosce la cassiera delfast food che frequenta quotidianamente; un giorno la hostess riportale chiavi dell’appartamento nel fast food, sapendo che lui lì potràrecuperarle, ma la cassiera, senza dirgli nulla, le sottrae e ognigiorno va a sistemare e “vivere” questa casa vuota, mentre ilpoliziotto è fuori al lavoro. Poco parlato, molto estetico, romantico,con un’attenzione particolare ai personaggi e alle loro sensazioni, Hong Kong Express colpisce al cuore lo spettatore, dando emozioni (a ritmo dello splendido tormentone California Dreamin’) così semplici eppure così vere.   9

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