L’impietoso bilancio del cinema estivo

Da qualche anno si cerca, con discreto successo, di lanciare alcuni film di richiamo proprio durante la stagione calda, in modo da offrire un riparo dagli eventuali temporali agli spettatori che preferirebbero stare al sole. Questa grande operazione di marketing relega a poco meno che invisibili tutti quei film indipendenti, horror, fanta e produzioni minori che tanto fanno felici quei cinefili un po’ tenebrosi che non amano immergere i piedi in mare. Visibili contro invisibili, tanto per restare in tema. Dalla parte dei primi, hanno imperversato i terzi capitoli di due saghe di grande successo: Twilight e Toy Story. Del primo, francamente, non se ne può più: già dal  precedente, al posto del film si assisteva a una noiosissima sfilata di moda, con personaggi usciti da una sessione sbagliata di Photoshop. Per Toy Story il discorso è differente: riesce a dare continuità alla storia pur offrendo gag nuove e comprensibili anche ai neo-adepti; bisogna tener conto che il primo, rivoluzionario, episodio, è targato 1995. Purtroppo, però, non si capisce ancora a che cosa serva la terza dimensione. Sul finire di quest’estate anche Shrek ha avuto un suo ennesimo, e a dire il vero inutile, capitolo finale.

Sul versante invisibili, il protagonista, nel bene e nel male, è stato il terzo film del talentuoso e discontinuo Richard Kelly, autore del magnifico Donnie Darko e dell’assurdo Southland Tales. The Box, con la crepuscolare Cameron Diaz e basato su un racconto breve di Richard Matheson, conferma più la sregolatezza che il genio del regista: dopo un inizio magnifico, la trama inizia ad andare dove vuole lei e non si capisce più nulla. Peccato perchè dopo due flop così clamorosi, difficilmente Kelly potrà ricevere le stesse attenzioni. Più interessante il fanta-horror dell’italo-canadese Vincenzo Natali, Splice, che parla di un orribile esperimento che tenta di mescolare dna umano e animale. Poco visto, come tanti altri, merita una seconda occasione. Una piacevole visione si è rivelata anche The Losers, tratto da un fumetto americano, che oltre a mixare sapientemente azione e ironia, ci fa vedere in carne ed ossa la bella e “avatariana” Zoe Saldana. Estate è anche tempo di remake, ma questa volta col mitico Nightmare ci è andata decisamente male. Infine, due segnalazioni tra i più invisibili degli invisibili: Che fine ha fatto Osama Bin Laden, ignorato a luglio, e L’urlo, tuttora in piena fase di oblio. Il primo è un documentario di Morgan Spurlock, che dopo aver dimostrato che la dieta a base di hamburger di MacDonald’s fa male (Super Size Me, 2004), decide di dare la caccia al criminale più ricercato del mondo. Howl, l’ululato (in italiano basta L’urlo), basato su un poema “maledetto” del poeta della Beat Generation Allen Ginsberg,  descrive senza mediazioni la generazione americana di fine anni ’60. Il film, definito come una versione multimediale del libro, è molto fedele alla scrittura originale e propone un linguaggio affascinante e allucinante che, nonostante siano passati quarant’anni, colpisce e disorienta ancora. Nella nostra città non si sono ancora visti, ma non disperiamo. E, a proposito, in bocca al lupo ai nuovi gestori delle sale storiche di Ravenna.

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