L’ottimo Kim Rossi Stuart di Vallanzasca e i due “mostri sacri” de La versione di Barney

Vallanzasca - Gli angeli del male, di Michele Placido (2010)
Michele Placido, a pochi anni di distanza da Romanzo criminale, torna a parlare di gangster. Se nel precedente film la scena è la Capitale e i protagonisti sono un gruppo di banditi, in questo nuovo film siamo a Milano e il protagonista unico è uno dei criminali più famosi della storia d’Italia, Renato Vallanzasca. La sua notorietà è alquanto originale, visto che si è distinto da tanti altri colleghi soprattutto per il fascino che esercitava sulle vittime che rapiva. Ma le rapine, soprattutto se condotte a mano armata, portano inevitabilmente e tragicamente a commettere anche omicidi.  Placido mantiene intatto lo spirito, la messa in scena e lo stile del precedente Romanzo, portando con sé a Milano anche uno dei protagonisti: Kim Rossi Stuart. Che ormai da tempo è uno dei migliori italiani e si conferma anche qui, trasformandosi dal Freddo della Magliana a un perfetto Vallanzasca. Superlativo davvero. E il film? Un ottimo film d’azione, un po’ meno bello del precedente ma ugualmente avvincente. Due ore non sono poche ma il ritmo è impressionante e la storia coinvolgente. Quello che si può rimproverare a Placido è la scelta di tenere il difficile contesto storico italiano degli anni Settanta e Ottanta quasi in un angolino, concentrandosi eccessivamente sul personaggio. Una scelta internazionale, ma che al pubblico italiano può far storcere il naso. Totalmente sterili e prive di senso certe critiche politiche che hanno incolpato il film di esaltare il protagonista: si può fare un bel disegnino alla lavagna agli amici politici odierni, o semplicemente basta spiegare che un film biografico è necessariamente concentrato sulla figura del protagonista, non è che si possa parlare per due ore di chissà cosa. In ogni caso, parafrasando il buon fratello (figlio unico) di Rino Gaetano, non bisogna mai criticare un film senza prima vederlo.

La versione di Barney, di Richard J. Lewis (2010)
Quando nei cinema esce un film tratto da un libro famoso, o quantomeno molto amato, si scatena la caccia ai difetti del film, si fa a gara a chi storce più il naso, si legge il libro a distanza ravvicinata. Insomma, si crea un paragone, nulla di più sbagliato e sciocco nei confronti di entrambe le opere, soprattutto i film, che sovente ne escono distrutti. Questo impedisce di godersi e, al limite, giudicare opere che sono e devono essere viste come indipendenti. Se no, ogni settimana vi leggete quei 2-3 libri da cui sono tratti i film in uscita e la finiamo lì. Chi scrive ama il libro di Richler meno di zero (tanto per restare in tema) e si è potuto godere un buon film, magistralmente recitato da un mostro sacro noto a tutti (Dustin Hoffman) e da un “nuovo mostro”, qui altrettanto sacro, che è Paul Giamatti. Il film è furbo, nel senso che tira le corde giuste della risata e della commozione, racconta la storia in modo lineare e mantenendo un buon ritmo nonostante le oltre due ore di durata. A coloro che hanno detto che il film non coglie lo spirito del libro, visto che la scrittura è rappresentata da un flusso di pensieri, non stiamo a spiegare che al cinema tutto ciò è realmente difficile e rischioso, semplicemente consigliamo un paio di checchi zaloni e di immaturi. Buona lettura e buona visione!

A perfect getaway e Big nothing: da un avventuroso viaggio di nozze alla comicità di Simon Pegg

A perfect getaway, di David Twohy (2009)
David Twohy è un grande, diciamolo subito. Chi realizza una volta nella vita film come Pitch Black, esilarante B-Movie di fantascienza legato al personaggio (divenuto poi celebre) di Riddick, non può che avere un posto nei nostri cuori. Dopo i due Riddick, Twohy non ha smesso di stupirci e ha realizzato un grande e semisconosciuto horror, Below, che dovrebbe occupare un posto di rilievo per gli amanti del genere. Tutti film reperibili in videoteca. Quest’ultima opera, pur avendo nel cast Milla Jovovich, non ha trovato una distribuzione nelle sale ed è uscito recentemente soltanto in Dvd. Il film parla di un avventuroso viaggio di nozze di 2 coniugi alle Hawaii; i due giovani presto scopriranno (tramite internet) che una coppia, come loro, di serial killer è ricercata proprio in quell’isola. Incontreranno non una ma ben due coppie sospette… Bisogna arrivare al finale per comprendere e apprezzare l’ultima opera del Maestro, per dargli la dovuta compiutezza. Siamo sempre nel campo dei film a basso costo, e per una buona oretta si assiste a una sorta di puntata di Lost senza infamia e senza lode. Ma, a differenza del telefilm, qui c’è un finale.

Big nothing, di Jean Baptiste Andrea (2006)
Sarebbe giunta l’ora di creare una sotto categoria per i film invisibili di questa rubrica: gli inspiegabilmente invisibili. Big Nothing ne sarà il capostipite: commedia esilarante, ritmo incalzante, colpi di scena a ripetizione e un cast meraviglioso composto dall’ormai mitico Simon Pegg, da David Schwimmer (il Ross di Friends) e da una breve ma efficacissima partecipazione di Mimi Rogers. Il film ricalca le orme dei fratelli Coen di Fargo, condito con molto cinema di Guy Ritchie (Lock & Stock, Snatch e Rocknrolla), e parla di una strana coppia formata da Charlie, uno stravagante ingegnere licenziato al primo giorno di lavoro in un call center e da Gus, un collega (per un giorno) davvero strano. Al duo si aggiunge una tizia alquanto intrigante e misteriosa e tenteranno un’estorsione di denaro a un prete pedofilo che avrà effetti tragicomici. La dinamica dei colpi di scena legata alla vera natura dei personaggi principali è la grande qualità di un film tra i più divertenti visti negli ultimi anni, cui si aggiunge una regia dinamica, formata da movimenti di macchina volutamente frenetici e numerosi  split screen (la tecnica del sovrapporre più scene e schermi in uno solo, letteralmente significa schermo diviso). Gustose le numerose citazioni presenti nel film, che queste pagine non sveleranno, con la speranza che possiate vederlo in qualche modo. Il cast è ben assortito: al celebre amico Ross si affianca uno dei personaggi più geniali del millennio, quel Simon Pegg che caratterizza e guida ogni film a cui partecipa con una comicità del tutto personale, irresistibile e coinvolgente. È Pegg che detta i tempi e le battute, rendendo se stesso quasi come un sotto genere specifico del comico. Un po’ come Totò e Ben Stiller, giusto per fare due esempi distanti tra loro. Un film leggero e divertente che non ha trovato distribuzione da noi. Ma i sottotitoli italiani in rete sono disponibili, buona caccia!

Filmografia essenziale di Simon Pegg: L’alba dei morti dementi (Edgar Wright, 2004), Hot Fuzz (Edgar Wright, 2007), Star System (Robert Welde, 2008)

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