Love and Mercy, finalmente il giusto omaggio a Wilson

Love And Mercy (di Bill Pohlad, 2014)
Tutti conoscono i Beach Boys, molti credono fossero semplicemente una sorta di Ricchi e Poveri californiani perennemente su una tavola da surf, pochi invece sanno che si tratta di una delle band più importanti e influenti della storia del rock. E manco andavano in surf. I Beach Boys sono la creatura di uno dei protagonisti assoluti della storia della musica, per genialità, influenza, genio, sregolatezza e follia: Brian Wilson. Il film racconta, intrecciandoli di continuo, due momenti distanti e diversi della sua vita: il primo narra la genesi del disco Pet Sounds (1966), capolavoro della band e della mente di Wilson (qui interpretato da Paul Dano) accompagnata dal crescere della sua schizofrenia che lo porterà all’abbandono del progetto successivo, Smile; il secondo vede Wilson (John Cusack) ultraquarantenne alle prese con le strane cure dello psicoterapeuta Eugene Landy e dell’incontro con l’affascinante e coraggiosa Melinda, che cercherà di salvarlo da colui che lei ritiene gli abbia rovinato la vita. Per gli appassionati (o anche solo i curiosi) di musica, la parte della giovinezza è sicuramente più brillante e interessante, anche se già vista. Il regista Pohlad, più noto come produttore, mostra come, grazie al suo leader, una band di canzoncine semplici e di successo diventi pian piano una pietra angolare della storia del rock; lo fa attraverso lo studio della produzione di alcune canzoni cardine come le magnifiche God Only Knows e Good Vibrations e il sempre più difficile rapporto tra i componenti della band e il suo leader, nonostante i legami umani non siano mai mancati, essendo tutti fratelli o cugini. Se aggiungete anche l’ombra di un padre violento, dedurrete che ci troviamo davanti a una biografia rock poco originale, ed è vero; ma sono proprio la genialità del personaggio e la bravura del suo protagonista a dare un tocco speciale alla vicenda, sicuramente mai noiosa. La parte “adulta” presenta un trio d’attori eccellente (Cusack, Elizabeth Banks e Paul Giamatti) e una storia decisamente meno musicale, ma che si lega perfettamente alla vicenda umana della giovinezza, che di fatto terminava col crollo psicologico del protagonista. Il film colma la grave lacuna che il cinema aveva nei confronti di Wilson e della sua band, lo omaggia in modo adeguato e ossequioso, e lo racconta fino ai titoli di coda dove si svela “come va a finire” la sua vita. Wilson (classe 1942) ha terminato Smile nel 2004, l’anno successivo è venuto in concerto anche a Ravenna e pur non mostrando una particolare forma è riuscito a reggere un concerto intero. Al momento di entrare in stampa l’artista fa ancora musica, è vivo, ed è bene specificarlo perché di questi tempi non si sa mai.

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