Manuale di visione, per evitare i fastidiosissimi manuali d’amore…

Viva il cinema italiano. Anche quello attuale. Chi vi scrive, l’ha sempre sostenuto. E si è sempre imbestialito quando ai festival la nostra critica (con la speranza che a chi legge dei critici non freghi assolutamente nulla) ha sempre snobbato o preventivamente bollato le opere italiane in concorso e non. Così film spesso interessanti anche se non capolavori venivano messi da parte, magari in favore di film orientali capaci di far addormentare dopo pochi minuti.  Quando però, nel giro di un paio di settimane, si sente parlare di Manuale d’amore 3 come l’evento cinematografico più importante dei primi mesi dell’anno, anche il più strenuo difensore del nostro cinema finisce col perdere la pazienza. Probabilmente Manuale d’amore 3 è già il film più insopportabile di tutti i tempi, senza essere manco uscito. E pensare che ci sono festival in Italia (Torino e Bergamo i più importanti) che ogni anno sfornano opere prime quantomeno interessanti che i nostri media nazionali preferiscono ignorare in favore dei manuali, degli zaloni, degli albanesi (non il popolo, eh), delle femmine contro i maschi e così via. Così le nostre sale si infarciscono di queste robe occupando di fatto tutto lo spazio. D’altronde, se incassano, anche l’esercente deve campare. Verrebbe quindi da scrivere una decina di righe di parolacce e improperi, tra l’altro estremamente liberatori, ma ancora una volta è meglio segnalare film di cui i media non sanno neanche l’esistenza.

Una delle vittime (non) illustri di questa situazione è l’ancora inedito Et in terra pax, una sorta di versione capitolina de L’odio di Kassovitz, che riesce a non risultarne una brutta copia perché è scritto benissimo ed è recitato perfettamente da attori non professionisti. Non c’è retorica nel descrivere i bassifondi di Roma, ma una cruda schiettezza che cattura e fa riflettere? si spera almeno, visto che il film è al momento chiuso in un cassetto.

Pur non essendo un capolavoro, Non pensarci dovrebbe essere un piccolo classico nelle menti di ognuno di noi. Commediola divertente, con uno sfondo sociale che non risulta mai invadente, il film parla del ritorno a casa di un chitarrista rock fallito che si troverà alle prese con una famiglia ancor più disastrata di lui. Ambientato nella vicina Rimini, Non pensarci è un film che non può che piacere, grazie anche al team d’attori formato da Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston e Anita Caprioli.

Se non è facile conoscere Non pensarci, ancor più ardua l’impresa di aver visto il virtuosistico Valzer, una commedia amara ambientata in un hotel e caratterizzata da un unico, entusiasmante piano-sequenza per tutto il film. Il piano-sequenza, cavallo di battaglia di registi come Hitchcock, Welles, De Palma è una tecnica che consiste nel girare una sequenza normalmente lunga senza mai staccare la cinepresa. Salvatore Maira non è Hitchcock (il cui capolavoro Nodo alla gola è altrettanto un piano -sequenza unico), ma il suo Valzer dice sicuramente qualcosa di diverso e di nuovo nel nostro cinema, oltre a riproporre in grande forma un volto noto della tv anni ottanta: Maurizio Micheli. Questi tre esempi, senza contare i grandi film di questi anni (Gomorra, Il divo, Romanzo criminale), ci dicono che con un po’ di buona volontà si possono evitare i fastidiosissimi manuali d’amore.

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