Midnight in Paris, leggerezza, gusto e sane risate per una commedia travestita da favola surreale

Midnight in Paris, di Woody Allen (2011)
L’unica ricetta possibile per gustarsi questi ultimi vent’anni di Woody Allen, è mettersi il cuore in pace. Il regista di Manhattan e Io e Annie ha già dato quello che doveva dare, e di questa sua terza età registica ci mostra leggerezza, gusto e ancora qualche sana risata. Non tutto gli riesce bene, qualche volta benissimo (Match Point), ma questo MIP (evvai con gli acronimi) ha qualcosa di diverso dai suoi ultimi lavori, perché è travestito da favola, a sua volta sotto forma di commedia, ambientata in uno degli sfondi più suggestivi del mondo: Parigi. La storia dello scrittore americano in crisi (Owen “Woody Allen” Wilson, bravo), che arriva nella capitale francese a cercar ispirazione è trita e ritrita, ma la ricetta di Allen ha un sapore nuovo: la nostalgia per la Parigi anni ‘20 porta il protagonista, al rintocco della mezzanotte, ad essere accompagnato ai vari salotti frequentati da personaggi del calibro di Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Dalì (comparsata breve ed esilarante di Adrien Brody) e non desiderare altro che restare in quel magico mondo, di cui tanto aveva nostalgia e che vede con occhi così ingenui: i suoi protagonisti sembrano imitazioni da cabaret, non certo i miti di cui abbiamo appreso dai libri, ma ognuno li immagina come vuole. Alcuni dialoghi con certi personaggi sono esilaranti, non stiamo a svelarli qui, e rappresentano i momenti più belli di un film che non è solo una favola, né una semplice cartolina, ma una profonda e divertita riflessione sull’inquietudine e il rifiuto del proprio presente. Non è nuovo al surreale, il buon Woody, visto che in uno dei suoi migliori film, La rosa purpurea del Cairo, la protagonista entra dentro al film. Evidentemente, ogni 25 anni, la cosa gli riesce bene.

Bloodline, di Edo Tagliavini (2010)
Questa settimana esce nelle sale italiane il film d’esordio del ravennate Edo Tagliavini, e siamo fieramente campanilisti nel presentare questa uscita, se non che figura purtroppo tra gli invisibili. La distribuzione limitata (nel numero di copie) e il periodo natalizio, tradizionalmente ostile al cinema (horror poi…), fanno sì che per ora la visione di un film ravennate qui, si sia limitata all’anteprima al Nightmare Festival dello scorso anno. Il film parla di alcuni attori che si trovano in un casale di campagna per girare un film porno: l’isolamento dalla civiltà porterà inevitabilmente a capitar loro qualcosa di orrendo. Da uno scenario (il dietro le quinte di un film porno) insolito e originale, si sviluppa un horror che calca intelligentemente le orme dei maestri del cinema di genere nostrano (Bava e Argento in primis), e che pur nella scarsità di mezzi tecnici, riesce a reggere il confronto per credibilità, tensione e un po’ di sano divertimento tutto dark. Il contesto produttivo costituisce un bel biglietto da visita per Tagliavini che, pur entrato a progetto già scritto, gira con mano sicura, riuscendo così a sopperire al budget e soprattutto a qualche attore non propriamente brillante. Ma siamo dentro a un film horror, e non hai sempre Jack Nicholson come custode d’albergo. In bocca al lupo, al regista esordiente e lo aspettiamo dalle nostre parti a presentare il film, in modo da renderlo più visibile.

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