Mommy, un film da non perdere nelle arene

Mommy (di Xavier Dolan, 2014)
Mommy è ambientato nella regione canadese del Quebec in un futuro prossimo o, meglio, presente alternativo, in cui lo stato legalizza la possibilità per un genitore di ricoverare il figlio minore con difficoltà mentali, in un istituto psichiatrico. Diane è vedova e le viene affidato il figlio Steve, che ha grossi problemi mentali, legati a deficit di attenzione e iperattività, che lo portano a passare in pochi minuti da un atteggiamento dolce e sereno a scatenarsi in modo anche molto violento. Il film parla di questo rapporto difficile e morboso, e il giovanissimo regista sceglie un registro espressivo singolare e moderno, perché il film è presentato in un formato “ribaltato”: se l’immagine a cui siete abituati ha un rapporto di 16:9, questa si presenta come una sorta di 9:16, un po’ come quando iniziamo, spesso per sbaglio, a riprendere col cellulare in verticale. Solo che Dolan, classe 1989 e cinque film all’attivo inediti in Italia, lo fa apposta per concentrare ogni scena e inquadratura su un personaggio solo, togliendo fianchi al protagonista di turno e un qualsiasi sfondo. Formato che in una splendida scena onirica si allarga tornando al suo rapporto solito, per descrivere un turbine di emozioni qui non rivelabili ma che si infrangono, appunto, nel ritorno al “verticale”. La vicenda parte con un registro frizzante e a tratti divertente, ma non ci si illuda perché nei 140 minuti (un po’ troppi) di svolgimento, il dramma prende, come da copione, sempre più quota fino a un’esplosione finale anche se avviene, forse, solo nei titoli di coda cantati da Lana Del Rey. La bellissima colonna sonora non contiene tantissimi brani, ma tutti sono legati e funzionali alla vicenda, e la non sottotitolazione dei testi costituisce una grave perdita. Detto di regia e colonna sonora, plausi anche al trio d’attori convincente e iper realistico, nonché alla bellezza di alcuni dialoghi, e con una battuta finale su speranza e persone che sperano (meglio non rivelare troppo, R&D non vuole lamentele) che colpisce e dà il sigillo al film. Premiato a Cannes col Gran Premio della Giuria, Mommy ha certamente i suoi difetti legati all’autorialità del suo regista, tra cui la durata e l’eccessiva spinta emotiva verso il dramma, che a volte si traduce in pesantezza. Ma nel 2014 Mommy è una stella polare, un punto di arrivo artistico importante, e senza troppo girarci attorno, è forse il film più importante dell’anno. Uscito nelle sale, visibile all’arena di Bagnacavallo giovedì 25, mentre martedì 30 giugno è in programma sia alla Rocca di Ravenna, sia all’Arena di Faenza: da non perdere.
Cinema estivo. Non solo Mommy, ci mancherebbe. La Rocca di Ravenna presenta Jimmy’s Hall di Ken Loach venerdì 26. mentre a Bagnacavallo giovedì 2 c’è il neo David di Donatello Anime nere, di Francesco Munzi. A Faenza torna Woody Allen il 28 giugno col suo Magic in the Moonlight, , mentre per la rassegna di classici del nostro cinema, lunedì 29 c’è Poveri ma belli di Dino Risi. Per mercoledì 1 luglio si segnala all’Arena di Lido di Classe, il frizzante e italiano Noi e la Giulia, di Edoardo Leo. A Lugo, giovedì 2 luglio, c’è invece il Leone d’Oro di Venezia: Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza. Buone riflessioni e buone visioni!

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