Noiosa Biancaneve e prevedibile The Sitter, che spaventapassere non è

Biancaneve e il cacciatore, di Rupert Sanders (2012)
Più che una rivisitazione in chiave fantasy di una favola che già fantasy è, il film è un adattamento cinematografico che si adatta ai nuovi modelli stilistico-narrativi per le fiabe. Prendete Il signore degli anelli, aggiungete un tocco di Twilight, e avrete una versione dell’ormai anziana Biancaneve (la favola ha 200 anni esatti) completamente rimodernata. La trama vede una regina cattiva di nome Ravenna (sigh) che, dotata di grandi poteri, uccide il re buono, s’impossessa del regno e rinchiude la giovane principessa Biancaneve in una torre. Questa riuscirà a fuggire e Ravenna ingaggia un cacciatore vedovo e alcolizzato che ovviamente, non appena la trova, passa dalla parte dei buoni. E poi c’è il duca col figlio da sempre innamorato di lei, e poi ci sono dei nani che paiono cattivi e che invece sono simpaticissimi. Al di là della sua prevedibilità, che in una favola può anche starci, Biancaneve e il cacciatore è innanzitutto lento e lungo (2 ore), e soprattutto poco appassionante; inoltre il cast è pessimo a partire da Kristen Stewart in perenne attesa di principe azzurro magari con dentoni, passando per la debole squadra maschile, fino ad arrivare alla splendida Charlize Theron che tende però a gigioneggiare un po’ troppo in scena. Spesso si dice, però che un film “è fatto bene”, ma qui assistiamo a delle scene con effetti speciali che sembrano fatti con un Commodore Vic 20 (mitico), e a un uso della computer grafica nelle scene di massa, piuttosto evidente. La parte finale del finale ha lo scopo di non essere banale e di lasciare un po’ di ambiguità su certi fatti, ma poi veniamo a scoprire che è già in cantiere un sequel e capiamo che di positivo non c’è neanche quello.

Lo spaventapassere di David Gordon Green (2011)
Ormai è una rubrica nella rubrica, quella di dare la caccia a titoli italiani più stupidi di tutti i tempi. Il protagonista Jonah Hill dev’essere un catalizzatore, o deve aver offeso qualche distribuzione italiano: dopo il Tre menti sopra il pelo affibiato all’ottimo Superbad (“Sfigati”, “Nerds”) di qualche anno fa, ecco questo incredibile titolo per una commedia, certamente volgarotta, ma che in originale fa The Sitter, termine usato anche da noi (“babysitter”). E per quanto sia un babysitter improbabile, Noah non è neanche uno spaventapassere: quello che cerca di fare in una notte è po’ di sesso facile con una sua amica, il problema è che quando gli arriva la chiamata sta badando i 3 bambini più terribili che potesse mai incontrare. Ovviamente i quattro partono all’avventura, e nella notte succederà di tutto, nulla però che non sia stato già visto e riproposto con molta più efficacia da altri film. Questo Sitter inizia come commedia volgare, per poi voler cercare di trarre dalle vicende conclusioni positive, mostrando la notte come un momento di crescita per tutti. E non basta uno stralunato Sam Rockwell nel ruolo dello spacciatore a sollevare un film totalmente già visto, che vive i suoi unici momenti simpatici grazie alle battute del bravo Hill, con riferimenti a musica e cinema. Il momento più bello è l’incontro con una gang di ragazzi di colore, dove in pochi minuti si prende in giro rap, soul e anche gli atteggiamenti di queste persone. Non basta. Il film è in uscita, si spera. Si spera?.

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