Non entusiasma l’ultimo Scorsese, da riscoprire il debutto di Ben Affleck alla regia

Shutter Island
di Martin Scorsese
Nel 1954 un agente dell’FBI viene mandato su un’isola al largo di Boston, sede di un manicomio criminale, per indagare sulla scomparsa di una detenuta. Il poliziotto è convinto che quel manicomio adotti metodi violenti e non convenzionali coi suoi pazienti e cerca di indagare. Le sue nottate sono caratterizzate da sogni potenti e particolari, legati al ricordo della moglie scomparsa. Quarto film nato dalla collaborazione tra Leonardo Di Caprio e Martin Scorsese, dopo i pessimi Gangs Of New York e The Aviator e l’inutile e fedelissimo remake americano The Departed. Tutti film che hanno decretato il declino del regista italoamericano, dopo averci deliziato per vent’anni con grandi pellicole. Shutter Island non è una pessima opera, ma neanche,  purtroppo, quel grande thriller che lascia presagire ai primi minuti. Fotografia e scenografia sono eccellenti, hitckcockiane (Gli uccelli), e tutto il film è citazionista: dal Fuller de Il corridoio della paura (da recuperare) al Kubrick di Shining. Il problema del film è la sceneggiatura e il suo sviluppo, nel dilatare in due ore e venti un racconto che perde man mano lucidità e acquista pesantezza: il colpo di scena finale è spiegato allo spettatore per ben tre volte, in tre verbosissime scene, accompagnate da un flashback francamente brutto. Difficile parlarne (male) a chi non l’ha visto: godetevi la prima parte di film e se alla fine siete contenti come all’inizio, allora vi è piaciuto. Altrimenti, qualcosa è andato storto.   5 1/2

Gone Baby Gone
di Ben Affleck
A Boston è stata rapita una bimba di 4 anni e il fratello della madre, tossicodipendente, ingaggia due investigatori privati, che assieme alla polizia condurranno l’indagine. Scontrandosi continuamente con i poliziotti, i due giovani detective scopriranno verità impressionanti, rivelando le falle di una comunità senza valori e anima. Molti i temi del film: dalla maternità al senso di comunità, dal rapporto col proprio io a quello col prossimo, che non sempre è colui che pensavamo fosse. Sorprendente debutto alla regia di Ben Affleck, che dal romanzo di Lehane, ricava una storia avvincente ed emozionante, firmando a tutti gli effetti un film d’autore, una pellicola che se nei titoli di testa ci fosse scritto “diretto da Clint Eastwood” non sorprenderebbe affatto. Va detto che il giovane regista non è sempre impeccabile, e ogni tanto si perde in verbosità, lungaggini e moralismi (propri del cinema eastwoodiano, se vogliamo), ma la storia funziona, la messa in scena pure e i tempi sono quelli giusti, con i colpi di scena che arrivano sempre puntuali. Capitolo attori: presuntuosa e coraggiosa la scelta di Affleck di affidare il ruolo di protagonista al fratello Casey, che lo ripaga con una prova matura; molto bene i giganti Morgan Freeman e Ed Harris come comprimari. Come Shutter Island, anche Gone Baby Gone è tratto da un romanzo dello scrittore Dennis Lehane, ma questo film è decisamente più spigliato. Uscito fugacemente nelle sale la scorsa primavera, Gone Baby Gone è volato via senza che lo vedesse nessuno. Da riscoprire.   7 1/2

Filmografia tratta da libri di Dennis Lehane: Mystic River (2003), Gone Baby Gone (2007), Shutter Island (2009).

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24