Omaggio a Mario Monicelli e Leslie Nielsen, due protagonisti del cinema

I soliti ignoti, di Mario Monicelli (1958)
Roma. Un gruppo di ladruncoli decide di mettere a segno il colpo della loro vita, scassinando una cassaforte facilmente accessibile sfondando il muro di un’abitazione privata. La preparazione sarà estremamente accurata, gli imprevisti saranno puntuali ed esilaranti. L’incredibile cast del film di Monicelli (classe 1915) dà il volto ad alcuni personaggi memorabili: dal Peppe di Gassman al Tiberio di Mastroianni, passando per il delizioso Dante Cruciani di Totò.  Altrettanto indimenticabile, la splendida Claudia Cardinale. Ma per una volta, sono i caratteristi a essere ricordati con più entusiasmo: l’Angeletti di Renato Salvatori, il felsineo Capannelle del napoletano Carlo Pisacane e il siculo Ferribotte del sardo Tiberio Murgia sono tre pedine memorabili dello scacchiere della commedia all’italiana, di cui I soliti ignoti rappresenta il capostipite. Perché commedia all’italiana? A parte la chiara provenienza del film, solo alcuni registi sono riusciti a offrire con grande equilibrio il cosiddetto “riso amaro”, il cui sincero divertimento viene rappresentato su uno sfondo socialmente molto povero. I nostri “eroi” fanno davvero ridere, ma nella loro situazione di allegro c’è ben poco. Tantissime le scene memorabili, su tutte la terrazza in cui Totò, il principe della risata, consegna idealmente le chiavi della comicità alle nuove leve monicelliane. Con due seguiti (da vedere Audace colpo dei soliti ignoti), e imitato in tutto il mondo, Hollywood compresa: da Woody Allen (Criminali da strapazzo) a Steven Soderbergh (Ocean’s), tutta la cinematografia mondiale ha reso omaggio a quello che è, immoralmente, un capolavoro.   10   (a film e carriera)

Una pallottola spuntata, di David Zucker (1988)
Da un gruppo di ladri scalcinati a un investigatore dai modi alquanto personali: il tenente Frank Drebin, che indaga su un caso di terrorismo internazionale. L’inizio del film è assolutamente esilarante: in una riunione dei nemici degli Stati Uniti a Beirut si sta progettando un attacco terroristico. Nel momento clou irrompe il tenente Drebin che strappa la voglia dalla fronte di Gorbaciov affermando «Ne ero sicuro!». Ecco, questo è il film: una serie di battute irresistibili, demenziali e spesso senza senso che hanno fatto ridere a crepapelle milioni di spettatori in tutto il mondo. I fratelli Zucker (David regista e Jerry sceneggiatore) non erano nuovi al cinema demenziale, grazie alla serie, altrettanto di successo, de L’aereo più pazzo del mondo. Ma in questo film c’è un elemento in più che dà maggiore risalto alla loro comicità: un protagonista che buca lo schermo come pochi e capace nell’impresa di fare immedesimare lo spettatore in un personaggio completamente assurdo e demenziale. Tutti noi ci siamo sentiti Frank Drebin almeno per un giorno, e questo lo dobbiamo alla grandezza di Leslie Nielsen, attore canadese semi sconosciuto e già allora non giovanissimo (classe 1926). In realtà Nielsen aveva già recitato per gli Zucker nell’Aereo, nelle vesti di un (altrettanto assurdo) medico, ma è con questo film, e con i suoi due degni sequel, che conoscerà la fama internazionale.
Nonostante la bravura, Nielsen non troverà più copioni all’altezza del suo talento comico, ma il suo tenente Drebin val bene una filmografia intera.   8   (a film e carriera)

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