Per Corti da Sogni, omaggio ai film brevi palestra di tutti i grandi registi

Qual migliore occasione, data dal festival Corti da Sogni (Teatro Rasi, 11-14 maggio), per parlare di cortometraggi, un “genere” che non è tale, ma che in Italia nessuno pare minimamente considerare. Innanzitutto per cortometraggio s’intende qualsiasi film della durata inferiore ai 30 minuti, mentre dai 30 ai 60 si parla di mediometraggio, e oltre l’ora si ha a tutti gli effetti un lungometraggio. Oltre ad essere stata vera e propria palestra per tutti i registi più importanti, il corto (nome in gergo) è stato effettivamente il primo esempio di cinema della storia, grazie ai due mitici filmati dei fratelli Lumiere, L’uscita dalle officine Lumière e L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, due filmati della durata di 45 secondi ciascuno. Simbolici, ma importanti: questi due cortometraggi hanno di fatto creato il cinema. La Francia non è solo terreno dei Lumière: il primo corto di fantascienza, con quell’immagine dell’occhio della luna centrato da un missile che conosciamo tutti, è Viaggio nella Luna di Georges Mèliés (1902), mentre il primo horror vero e proprio lo dobbiamo a Un chien andalou, dello spagnolo Luis Bunuel (e a Salvador Dalì) con il tuttora disturbante occhio reciso da un rasoio. Anche Truffaut con Les Mistons (1957) ha messo la propria firma nel mondo dei cortometraggi con una storia di grande impatto emotivo. Tutti i grandi, come si è detto, hanno debuttato con cortometraggi: da Chaplin a Kubrick, da Welles a Hitchcock, anche se quest’ultimo si è maggiormente divertito con i telefilm che lui stesso presentava: un piccolo espediente per realizzare film lievemente più lunghi (attorno ai 40′). In Italia, paese da sempre freddo verso questa forma espressiva, si usava un altro espediente: il film a episodi. E così anche i nostri mostri sacri, quali Fellini, Pasolini e compagnia bella riuscivano a esprimersi col film breve, senza però perdere punti (e incassi) in nome dell’uscita in sala. Il più convincente (pur non essendo un corto, durando 43 minuti) è sicuramente Toby Dammit, di Federico Fellini, in cui il maestro riminese spinge sul tasto del surreale, talmente tanto da realizzare un horror, in cui Terence Stamp è un attore alcolizzato che verrà condotto alla follia dal suo continuo uso di droghe. Parlando di maestri d’oggi, imperdibili i due corti di inizio carriera di Tim Burton: Frankenweenie e Vincent sono due chicche imperdibili e visibili, in quanto extra del dvd di Nightmare Before Christmas. Dulcis in fundo, l’animazione, vera e propria dominatrice del campo. Sia occidente (Disney e successivamente Pixar) che oriente (tutti, quindi anche Miyazaki) considerano il corto come una forma espressiva non solo da curricula per futuri registi, ma anche come opere di fruizione pubblica. La già citata Pixar ha sempre inserito un corto prima dei loro film (opere raccolte in un dvd a parte), e anche il mitico Scrat de L’era glaciale nasce come eroe di cortometraggio. E non dimenticatevi i Simpson, visto che ogni episodio della serie dura 23 minuti. Negli ultimi vent’anni, è impossibile non ricordare i due canali principali di diffusione di corti nel mondo: la pubblicità e i videoclip sono tutt’ora rampe di lancio per giovani registi, e spesso una nuova forma su cui cimentarsi da parte di un filmmaker affermato. Buona visione.

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