Promosso il nuovo Oliver Stone, sulle orme del Traffic di Soderbergh

Le belve, di Oliver Stone  (2012)
Il film è narrato dalla bellissima e ambigua O., che fin dall’inizio non ci chiarisce quanto la sua visione sia frutto di sogno, di realtà “vera” o della sua realtà, fatta di due uomini, Ben e Chon, così amici da condividere O. e da essere diventati dannatamente ricchi coltivando e commerciando la miglior marijuana della California del Sud. Il passaggio che fa il redivivo Stone tra tre tipi di fotografia è emblematico, visto che passa dal bianco e nero, al normale colore, fino ad arrivare al colore saturo per sottolineare proprio i diversi piani della narrazione: dal flashback, all’immaginazione ispirata dalle droghe, fino alla storia vera e propria. La vicenda vede i due protagonisti imbattersi in un potente, violento e pericoloso cartello messicano che propone un affare che, volenti e nolenti, dovranno accettare. Come nei migliori film del genere, la polizia non è certo limpida: un ottimo, redivivo e magro John Travolta si conquisterà col passare dei minuti un ruolo sempre più cruciale in questa intricatissima ragnatela tra gangster crudeli ed ex surfisti apparentemente solo strafatti, dotati però di grande intelligenza. In ben 130 minuti di film si mescolano abilmente azione, dialoghi e una massiccia dose di violenza (c’è chi giustamente ha parlato di un Oliver Stone dei tempi di Natural Born Killers), per uno spettacolo cinematografico che mantiene le sue promesse, tiene sempre alto il ritmo e riesce anche a trovare una sua soddisfacente dose di originalità nell’ambiguo finale. L’ambizione però di diventare cult movie non sembra alla portata di un film a cui manca l’ironia tarantiniana, una certa profondità dei personaggi e tende troppo a voler sorprendere e a, diciamolo, sballare lo spettatore, che alla fine della visione si trova però come risvegliatosi dall’effetto del viaggio di due ore e tende a dimenticarsi in fretta il film, riducendolo probabilmente a un prodotto di intrattenimento. A un giovane trio di protagonisti si affianca un altro trio di veterani, specialista di genere: oltre a Travolta, abbiamo l’ambigua coppia formata da Salma Hayek e Benicio Del Toro, che pur senza strafare (e strafarsi) mette la ciliegina su questo dolce gustoso anche se non indimenticabile. E sul finale, così contestato, ci sarebbe da parlarne, ma non vogliamo rovinare la visione a nessuno. Promosso, quindi, con un sette pieno: Le belve è un film la cui visione risulta assai piacevole, naturalmente per un pubblico che non ha paura di vedere scorrere sangue, sesso e che strizzi più di un occhio… all’antiproibizionismo, che poi, tutta questa violenza, non ci sarebbe.
Numerosi i paragoni con altri film: scomodati inutilmente Tarantino, Sergio Leone, e lo stesso Oliver Stone, la pellicola con più analogie è sicuramente il bellissimo Traffic di Steven Soderbergh, anche qui con Benicio Del Toro (e Dennis Quaid e… Tomas Milian!), che parla ancora una volta di cartelli di spaccio al confine Messico-Stati Uniti. Anche in questo film la fotografia la fa da padrone, con un particolare accento su tutte le sfumature di giallo; anche in questo film la vicenda prende man mano una piega sempre più complicata e sorprendente. Gli ingredienti della vicenda sono simili, lo svolgimento (12 anni fa) è davvero eccellente, così da costituire una visione comparativa con Le belve. Non si tratta di un invisibile, Traffic è tranquillamente reperibile in Dvd.

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