Quel polpettone su Stephen Hawking e quel film belga da non perdere

La teoria del tutto (di James Marsh, 2014)
La teoria del tutto parla di uno scorcio della vita dell’astrofisico Stephen Hawking, ed è tratto dal libro dell’ex moglie Jane, co-protagonista del film. L’informazione non è assolutamente secondaria perchè ci permette di capire quale sia il punto di vista del film nel raccontare questa storia. Hawking è un dottorando geniale, sembra un po’ il quinto beatle (siamo nel 1963), che trova una bella ragazza con cui mettersi, pronto a una vita fantastica se non fosse che presto si ammala di una grave atrofia muscolare (una sorta di Sla più leggera). La graziosa ragazza diventa presto sua moglie e, come già detto, costituisce il fulcro della narrazione e della visuale del film. Infatti si smette prestissimo di parlare (o anche solo di accennare) di fisica per concentrare il tutto (in teoria) in un polpettone drammatico da Oscar.  Jane è religiosa e infatti tutto ciò che è religioso qui è fantastico: lei che sta accanto al marito malato senza tradirlo col meraviglioso e religiosissimo direttore del coro, che a sua volta da buon scout aiuta la famiglia Hawking a crescere i figli; in più quando lo stesso Stephen avrà un gravissimo malore sarà Jane a decidere di accanirsi terapeuticamente e tenere in vita il marito nonostante  non potrà più parlare e malgrado il parere scettico di un medico che nel film sembra un utile idiota. Non contenti, per ingraziarsi ogni forma di Vaticano vivente, gli sceneggiatori creano dubbi sull’esistenza di Dio allo stesso Hawking, considerato pioniere dell’agnosticismo. Il film è approvato dalla famiglia, quindi dovrebbe essere tutto vero, ma ciò che toglie ogni entusiasmo cinefilo sono la continua e ruffiana ricerca di trasformare la biografia di un fisico fantastico in una storia d’amore del Nuovo Testamento. Il film si riduce a un semplice filmone sentimental-moralistico, con due attori bravissimi, visto che le prestazioni del premio Oscar Eddie Redmayne e della forse ancor più magnifica Felicity Jones (nominata agli Oscar e nominata in questa rubrica, in quanto protagonista di un bellissimo film invisibile qui recensito, Like Crazy) sono da incorniciare.

Ben X (di Nic Balthazar, 2007)
Nella settimana dedicata alle malattie, parliamo di un film che ha come protagonista un ragazzo affetto da autismo. Ben non riesce ad avere una vita normale, mentre a casa sul videogioco che ama è un personaggio virtuale potente e amato, soprattutto da una fanciulla compagna di giochi di ruolo. Ben sarà presto vittima di atti di bullismo. Narrato dalla voce off del protagonista, Ben X inizia benissimo creando continui paralleli tra realtà virtuale e reale, risultando un film dalla narrazione originale e coinvolgente. Presto però il film prende la piega sociale del bullismo e rischia di diventare un prodotto convenzionale. Sveliamo l’arcano dicendovi subito che un bellissimo finale riscatterà momenti di stanca o di eccessiva violenza del film. Ben X è un film belga assolutamente inedito in Italia; un film originale, duro e narrato in maniera inconsueta (ci sono anche interviste ai protagonisti). L’unico piccolo rimpianto di un film perfettamente riuscito è dato dal cambio di registro repentino del film: se l’alternanza videogioco/realtà è magica, più convenzionale riesce a essere il tema sociale. Molto ben trattato il tema dell’autismo e davvero azzeccata la scelta di affidare la narrazione ai pensieri del protagonista. Da recuperare, qui non uscirà.

RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
CGIL BILLB REFERENDUM 09 – 16 05 24
SAFARI RAVENNA BILLB 13 – 19 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24