Quell’ibrido da gustare senza preconcetti: La (nuova) cosa

La cosa, di Matthijs van Heijningen Jr. (2011) vs. La cosa, di John Carpenter (1982)
Attenzione, qui il gioco si fa duro:  La cosa è un remake di un remake? O il prequel di un remake? In questo caso è il prequel di due film. Un remake al quadrato? O qual altra formula più si addice a questo film? Ripercorriamo la storia: nel 1952 esce un bellissimo film di fantascienza, La cosa da un altro mondo, di Howard Hawks; trent’anni dopo, Carpenter ne filma il remake, che si configura più come un adattamento ispirato dall’originale, viste le enormi differenze tra i due. Fatto sta che il film di Carpenter è un capolavoro, uno degli horror fantascientifici più belli della storia (a braccetto col lievemente più anziano Alien, di cui guarda caso è uscito negli Stati Uniti un prequel). Questa “cosa nuova” è stranamente ambientata nel 1982, data carpenteriana, e vede le gesta pressoché identiche di una squadra di scienziati nell’Antartide alle prese con un’entità aliena, pronta a… no, manteniamo la sorpresa per quei pochi che non hanno visto nessuna cosa. Operazione rischiosa, quella del giovane Heijningen, visto il modello con cui confrontarsi, che il regista affronta con diligenza e dedizione, ricalcando nel modo più fedele possibile il susseguirsi degli eventi del predecessore (che forse è il successore), aggiungendo più azione e computer grafica, senza però abbondare. Difficile capire, quindi, il target di questo film: gli amanti dell’originale lo snobberanno (e sbagliano), mentre chi ha sentito parlare di entrambi senza averli visti, rischia di scegliere quello del 1982 (e non sbagliano). Ci troviamo, quindi di fronte a un ibrido, che andrebbe visto lontano da tutti questi preconcetti e gustato come un ottimo horror fantascientifico d’azione, con ottime fotografie e regia, e con interpreti adeguati, che dopo mesi di attesa esce anche da noi. I fan carpenteriani che compieranno lo sforzo di guardarlo riceveranno un regalo immenso: la sequenza finale, infatti, rilegge completamente storia e senso del film svelando allo spettatore uno dei maggiori dubbi che si porta dietro da trent’anni, sciogliendo ogni mistero e rivelandosi per quello che è: un autentico prequel, rifatto in fotocopia, ma che rappresenta una chicca per i fan e un buon approccio per le nuove generazioni. Certo, il confronto tra i due non regge, nel nuovo c’è molta più azione e molta meno tensione, soprattutto psicologica, e manca ovviamente la magia del finale del vecchio film; i protagonisti hanno carisma ben diverso, dal mitico Kurt Russell all’interessante ma imparagonabile Mary Elisabeth Winstead (del cui destino del suo personaggio si potrebbe scrivere un altro remake); nel cast del più recente ritroviamo anche Urlich Thomsen, vero e proprio attore feticcio danese del periodo del Dogma anni ‘90 (da Festen a Le mele di Adamo). Infine, anche se l’approccio a entrambi i film potrebbe comportare un diffuso senso di ripetitività, va sottolineato che questa cosa qua, come potrebbe succedere, non va snobbata, ma va affrontata. Il consiglio finale e rischioso è di organizzare una bella serata con prima parte al cinema e seconda con un bel lettore dvd per completare una serata davvero a tema! Con la dovuta cautela, visto che è da un altro mondo.

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