Qunado la bellezza si nasconde nel terrore: “shadow” e “alta tensione”

Shadow
di Federico Zampaglione

Nelle scorse settimane è capitato, talvolta, di parlare di horror. Questo italianissimo Shadow, dell’ex cantante dei Tiromancino Federico Zampaglione, fa sembrare i film precedenti delle commediole disney per famiglie.
Girato con un budget bassissimo e (di conseguenza) senza mai mostrare esplicitamente sangue e violenza, il regista fa tornare indietro gli appassionati dell’horror di almeno vent’anni, con 80 minuti di paura e tensione allo stato più puro. La storia è quella di un reduce dall’Iraq (il protagonista è una via di mezzo tra Kim Rossi Stuart ed Emanuele Filiberto) che trova libero sfogo a girare in mountain bike per le montagne di una non meglio precisata zona europea. Incontrerà una bellissima ragazza, due cacciatori balordi e violenti ma soprattutto anche qualcuno che trasformerà le vite dei quattro personaggi (e dello spettatore) in un vero e proprio incubo. Gli omaggi e le citazioni nel film sono molte: l’estetica e le ottime musiche dello stesso regista rimandano all’horror italiano anni ’80 (non a caso l’aiuto regista è Roy Bava, figlio di Lamberto e nipote del grande Mario;  la storia strizza l’occhio a recenti successi americani e grandi classici, e qua e là si avverte la presenza di Arancia meccanica, Il settimo sigillo e, soprattutto, Nosferatu. Un film dal forte connotato politico, non solo nella figura del protagonista, girato in modo eccezionale, recitato all’altezza e che soprattutto fa provare inquietudine, paura e terrore: che “l’horror” nostrano, da molti anni in disgrazia, sia rinato? La storia, complessivamente credibile,  offre un (troppo?) forte colpo di scena finale, che costringe lo spettatore a rileggere tutto il film… forse. Un film “da festival” e davvero solo per appassionati, che questa volta godranno non poco. 
Voto: 7,5.

Alta tensione
di Alexandre Aja

Restando in tema, il miglior horror, per chi scrive, degli ultimi anni, è il debutto al cinema di una promessa (non mantenuta) del cinema di genere francese: Alexandre Aja. Due studentesse vanno in campagna per prepararsi a un esame, ma di notte la loro casa verrà attaccata da uno spietato serial killer: inizierà un inseguimento all’ultimo respiro. Teso e terrorizzante, il film verrà svelato anche qui con un colpo di scena che alla sua uscita (2005) ha diviso critica e pubblico. Per chi ha apprezzato, non può che decantarne le lodi: un meccanismo perfetto con molti  evidenti punti di forza: la recitazione (Cecile de France è bravissima), l’atmosfera, il riuscire a creare tensione con pochi mezzi e pochi elementi, oltre a basare il terrore su una situazione assolutamente credibile. Il film deve molto a I corpi presentano tracce di violenza carnale, thriller italiano davvero invisibile e davvero da recuperare, navigando; italianità omaggiata anche a inizio film, quando le protagoniste in auto ascoltano Sarà perché ti amo, dei Ricchi e Poveri. Il film si conclude coi Muse, e forse è meglio. Poco visto all’uscita, facilmente reperibile in Dvd. Ma, anche in questo caso, only for (horror) fans.    

Filmografia affine a Shadow: Un tranquillo weekend di paura (John Boorman, 1972), Non aprite quella porta (Tobe Hooper, 1973), Saw l’enigmista (James Wan, 2004), Hostel (Eli Roth, 2005).

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