“Scrubs”, il serial di culto sui medici ai primi ferri

Per la prima volta dalla nascita di questa rubrica, chi scrive spera vivamente di farlo a vanvera. Questo perchè crede, e soprattutto spera, che tutti abbiano visto e apprezzato Scrubs nella loro tele-vita. Scrubs, nel 2001, inizia così: l’ospedale Sacro Cuore, privato e stravagante, vede l’arrivo di due giovani specializzandi: il protagonista John Dorian (JD) e il suo amico del cuore Turk. Con la voce e i sogni di J.D. vengono narrati 9 anni di vita ospedaliera, attraverso il suo personale, composto da elementi tanto divertenti quanto veri. Oltre a Turk, amico e compagno di giochi stupidi, c’è il primario, il dottor Bob Kelso, un medico apparentemente gentile ma totalmente misantropo, che in più è preoccupato perchè ha il figlio gay; c’è il dottor Perry Cox, idolo di JD, che al contrario di Kelso è cattivissimo fuori e particolarmente umano dentro, anche se a modo suo; c’è Elliot, con cui JD condivide i primi momenti di panico ospedaliero e un rapporto altalenante di amicizia/amore; c’è l’infermiera Carla Espinosa, pignola fino al midollo, che cercherà di condurre il cervello di Turk verso l’età adulta. Oltre ai principali, Scrubs è caratterizzato da alcuni personaggi minori totalmente esilaranti, la cui assenza pregiudicherebbe l’andamento del telefilm stesso: dal mitico inserviente che gioca continui scherzi a JD al porno-chirurgo Todd, dalla cinica ex-moglie di Cox, Jordan, all’imbranatissimo avvocato Ted, membro di un coro di sole voci da far invidia ai più tenaci “tenores” sardi. Ma la comicità in Scrubs non è che un modo di raccontare vicende, in modo irriverente quanto riflessivo, di vita ospedaliera e non. Proprio per l’ambientazione, in ogni puntata non si manca di mandare stoccate al sistema sanitario americano, per il quale se non paghi non vieni curato: il primario e l’avvocato, in questo senso, paiono più due ragionieri. Inoltre il telefilm sa raccontare il decennio “di passaggio” 25-35 anni, delicato come non mai, attraverso storie d’amore, di lavoro e di amicizia. Tutti i personaggi sono caratterizzati in modo forte e preciso, tanto da permettere a ognuno di noi l’immedesimazione che  preferisce (certo, ci vuole un pizzico di autoironia). E poi, non ultime, ci sono le storie dei malati, che danno spunto alle riflessioni di JD. Lieve, intelligente e divertente, Scrubs è terminato di recente e lo spettatore italiano se l’è potuto gustare per intero sulla magnifica MTV; per chi se lo fosse perso, si sta completando l’uscita in Dvd attraverso la pubblicazione di stagione in stagione. A livello di attori, siamo alle solite: tutti perfetti nel telefilm, ma poco fortunati una volta dismesso il camice, fatta una piccola eccezione per Donald Faison (Dr. Cox) che spesso compare in ruoli secondari nei film di Oliver Stone. Discorso a parte per il protagonista Zach Braff, che in patria è una star: suo il discreto Garden State, debutto alla regia, oltre ad aver fatto da “alter ego” a Stefano Accorsi per The Last Kiss, ultimo bacio d’oltreoceano. Il titolo, intraducibile, è un gioco di parole che indica sia il processo di lavaggio di mani prima di un’operazione, sia il fatto che i protagonisti siano principianti. La traduzione italiana, una volta tanto, non è così male.

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