Snowden, tra documentario e thriller (con un filo di noia)

Citizenfour (di Laura Poitras, 2014)
Attenzione, documentario. Storia di un incontro, tra colui che potrebbe scardinare la presunta democrazia statunitense, e chi si deve guardar bene dal farlo. Citizenfour non è altro che Edward Snowden, e in questo documentario intervista, magistralmente messo a tavolino, Edward e gli altri personaggi coinvolti trovano spazio per raccontarsi e raccontare una pesantissima vicenda sulla privacy dei cittadini. Se la prima parte del film ha i tempi del thriller, il suo susseguirsi è rappresentato da un’intervista a ritmo continuo a Snowden, che prende in mano il film, racconta, stupisce, emoziona. Non sottovalutiamo, però, un filo di noia: si passa molto tempo a chiedersi dove sia la parte documentaristica e “d’azione”, quando invece il Citizenfour vuole donare uno sguardo, tramite intervista, in faccia alla realtà. Perché i documentari cercano la verità, e Citizenfour si pone proprio come un’inchiesta scomoda, difficile, e non troppo trattata dai media. Premio Oscar come miglior documentario del 2014, ma non siamo dalle parti di Michael Moore e del suo Bowling a Columbine (premiato nel 2002), in quanto non c’è spettacolo e l’azione è davvero poca; siamo più vicini al cinema politico d’inchiesta sotto forma di intervista, nello stile di The Fog Of War di Errol Morris (premiato nel 2004), montato meglio e più conciso (un’ora e mezza contro le quasi due del film della Poitras). Ben fatto, interessante, bello: ma non pensate di divertirvi.
Il Nemico – Un breviario partigiano (di Federico Spinetti, 2015)
Viaggio iper nostalgico di Massimo Zamboni, leader maximo (ma non riconosciuto, la gente è incomprensibilmente e giustamente legata a Lindo Ferretti) dei CCCP e CSI, due tra le band più influenti del rock italiano; documentario prima storico sulla formazione dei CSI sulle “rovine” dei CCCP, poi sulla reunion del gruppo grazie al progetto dello stesso Zamboni atto a riunire tutti gli Ex (divenuti poi “Post”) nella stessa sigla. Il film focalizza nella seconda parte sulla storia personale dell’antifascista (ma buonista) Zamboni (narrata anche nel suo libro L’eco di uno sparo), che vide al centro l’assassinio di uno zio fascista da parte di uomini della Resistenza: la vicenda familiare offre quindi lo spunto per indagare sui motivi che hanno portato a tanto odio. Sottolineato il buonismo di Zamboni, citiamo le posizioni più estreme (e non condivise dal protagonista) di Giorgio Canali: la sua visione del 25 aprile e la sua canzone suonata successivamente sono uno dei momenti più divertenti e intensi del film. Il film è ben fatto e porta nuovi e positivi spunti in una vicenda dolorosa e controversa; i CSI non sono delle star, sono signori tra i 50 e i 60 anni timidi e innamorati del loro lavoro e che tanto hanno dato alla musica, rendendola sublime e accostandola sempre a pensieri non banali. Un film però only for fans, in quanto se non ci si è mai avvicinati al mondo CSI, la sua fruizione diventa più difficile. I Post CSI, reduci da un ottimo concerto a Ravenna tra l’altro, vi invitano sabato 25 aprile alla festa della liberazione a Correggio per “Materiale Resistente 2015”, concerto che vuole rievocare la stessa manifestazione tenutasi vent’anni prima (anche in questo caso c’è un bel documentario da recuperare) per i cinquant’anni della Resistenza: uno degli appuntamenti più attesi.

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